Socialismo e potere sessuale

BIKINI E GUERRA FREDDA

In una scena del suo bellissimo documentario My Brothers and Sisters in the North, la regista sudcoreana Cho Sung Hyung visita il parco acquatico di Munsu e nota che nessuna delle bagnanti porta il bikini. Un gestore del parco osserva: «Non ci è permesso indossare il bikini. Non si accorda ai nostri costumi. I nemici tentano di rovesciare il nostro paese, l’ultimo paese socialista rimasto, usando le influenze culturali delle loro strategie ideologiche. Noi ci difendiamo. Ecco perché non è consentito indossare il bikini qui».

Che cosa c’entra il bikini con la strategia ideologica dell’imperialismo? Ascoltando quelle parole, non ho potuto fare a meno di ripensare all’ultimo romanzo di Vsevolod Kočetov: Ma, insomma, che cosa vuoi?L’intreccio gravita attorno alle peripezie di una squadra di agenti del blocco occidentale che, infiltrati in Russia sotto le mentite spoglie di un gruppo di studiosi d’arte sacra, eseguono i piani di diversione ideologica per minare la fede dei sovietici nella causa del socialismo.

La strategia del gruppo non contempla la propaganda diretta dei valori americani, facilmente smascherabile, bensì metodi di influenza molto più sottili: ai giovani sovietici viene mostrato il volto umano e amichevole dell’Occidente, che sembra dir loro: “di cosa avete paura? non c’è nulla di male, è solo la libertà”; si organizzano serate alcoliche e musicali dove sottoporre i pargoli al fascino del capitalismo con le sue piccole, innocenti licenze. Ad uno di questi consessi si discute dei problemi dell’amore e prende la parola l’avvenente Porzia Brown, scaltra collaboratrice della CIA: «Io ritengo che il pudore sia una malattia nociva per l’amore… il pudore trae le sue origini nel tempo in cui la donna era proprietà dell’uomo e, come tale, veniva chiusa tra quattro pareti con solidi catenacci, e non veniva mostrata a nessuno, come se si trattasse di uno scrigno pieno d’oro, per evitare le tentazioni. Se però era costretta a mostrarsi tra la gente, doveva coprirsi il volto, infagottarsi dalla testa ai piedi, trasformarsi in un sacco informe. Chi si sarebbe potuto innamorare di un sacco? Chi poteva interessare quel mucchio di stracci? Ecco come e perché l’uomo è stato educato al pudore. Per un motivo estremamente pratico»1.

Notate nulla di familiare? Questo bel discorsetto, che in origine esprimeva il punto di vista delle forze ostili al socialismo sovietico, viene oggi ripreso dalla narrazione femminista in tutte le sue possibili varianti: dal femminismo di destra, che lo ripete quasi alla lettera contro l’Islam; dal femminismo liberal che, come dire, “a te cosa toglie?”; e perfino dal cosiddetto femminismo socialista, imbaldanzito dalla parolina magica “proprietà”.

Questi tre filoni del femminismo concepiscono l’emancipazione della donna ognuno a suo modo, ma sono accomunati dalla rivendicazione della sua “libertà sessuale” e dalla noncuranza per le sue ripercussioni sociali. Gli scopi politici di certe operazioni culturali erano invece perfettamente chiari agli agenti della diversione. «È il libero dialogo tra l’Occidente e l’Oriente. Staremo a vedere chi avrà la meglio. O loro avranno noi con i vari violinisti e pianisti, o noi loro con le nostre sex-bomb. L’uomo è sempre uomo. La sua natura è più forte di qualsiasi elaborazione ideologica. L’istinto del maschio e l’istinto della femmina…»2, gongola Uwe Klauberg, altro membro di spicco del gruppetto, commentando l’ingresso nel paese di alcune cantanti americane assai poco vestite o, pardon, libere dal controllo del patriarcato sui loro corpi.

«E queste bellezze… che sanno dimenare i fianchi sulla scena, sono una delle nostre armi — incalza ancora Miss Brown. — Questa gente sessualizza l’atmosfera, in Russia, distoglie i giovani dagli interessi sociali, per riportarli in un mondo esclusivamente individuale, da alcova. E questo è quello che si vuole. Così il Komsomol diventerà più debole, le riunioni e lo studio politico si trasformeranno in formalità. Resteranno per l’apparenza, per il decoro, mentre dietro di loro si svilupperà la vita individuale, sessuale, libera da ogni dovere. E allora in un ambiente di indifferenti ai problemi sociali, che nulla ostacoleranno, sarà possibile spingere, gradatamente, alla direzione delle organizzazioni fondamentali, gente che preferisce il sistema occidentale a quello sovietico, comunista»3.

Il genio letterario di Kočetov ha messo in bocca ai suoi personaggi una franca dichiarazione d’intenti: dietro le battaglie della sinistra liberal per l’emancipazione della donna, che ora a quanto pare dev’essere non solo libera di vivere come vuole ma anche posta al di sopra di qualsiasi critica, si cela il progetto di trasformazione del sesso – prima subordinato alle esigenze di riproduzione e stabilità del collettivo sociale – in una forza attiva e dissolutrice, di carattere intrinsecamente fluido e anarchico, che corroda tutti i valori tradizionali dal vago sapore collettivista.

L’uso dell’erotismo per diffondere apatia e demoralizzazione nei ranghi della gioventù del mondo socialista non sfuggì al vigile sguardo del grande leader, che lo denunciava fin dal 1972: «Attualmente i giovani di alcuni paesi, non appena il loro tenore di vita migliora di un poco, dimenticano completamente la miserabile sorte che fu dei loro genitori nella vecchia società; essi detestano il lavoro e conducono una vita immoralee dissoluta. []Così come in passato gli imperialisti giapponesi utilizzavano la moda dei romanzi erotici e delle canzoni decadenti per sedurre la nostra gioventù con la corruzione, allo stesso modo ai giorni nostri in alcuni paesi si importano film pornografici che vengono diffusi fra i giovani, col risultato che essi odiano il lavoro»4.

Il sesso occupava un posto d’onore anche nel famigerato “piano Dulles”: «Si dice che l’ex segretario di Stato americano e falco della guerra fredda Dulles una volta abbia osservato: “Dobbiamo armare i comici di battute che deridano il presente e il futuro. Avvelenare l’anima della gioventù con la sfiducia nella propria ragione di vita, destarne l’interesse per i problemi sessuali, stuzzicarli con le esche del mondo libero come balli stravaganti, indumenti carini, speciali dischi, versi, canzoni… Seminare la discordia fra la gioventù e la vecchia generazione”. Questo era il nocciolo, il nucleo dei tentativi imperialistici di distruggere il socialismo con discrezione nei paesi socialisti»5.

Nelle sue acute pagine sulla “quistione sessuale”, Gramsci scriveva che «nel campo sessuale il fattore ideologico più depravante e “regressivo” è la concezione illuministica e libertaria propria delle classi non legate strettamente al lavoro produttivo, e che da queste classi viene contagiata alle classi lavoratrici»6. Il libertinismo sessuale, che si diffonde nei paesi socialisti di pari passo con la moda consumistica straniera, distrugge la cultura del lavoro organizzato e riporta l’uomo allo stadio animale, dominato dagli istinti egoistici e competitivi. Il leader rammenta gli effetti drammatici di questa tendenza sui cittadini dell’URSS: «Non prestavano più alcunaattenzione al partito, alla patria e al popolo. Gli uomini non si curavano che di fare soldi per comprarsi una automobile e una villa e di condurre una vita di lusso; e le ragazze volevano sposare soltanto i ragazzi in possesso di tali ricchezze»7.

“Boicottaggio sessuale per i membri del PCUS”, manifestazione a Mosca (URSS, 1990)

Lo slancio collettivo nella produzione cede il posto all’accaparramento di risorse, checancella la linea di demarcazione con il nemico e si apre al suo fascino proibito. «Così, là dove è penetrato il revisionismo, alla lunga l’uomo perde l’amore e l’orgoglio per la patria socialista e si riduce adun egoista che vuolesoltanto la buona tavola e la bella vita per sé stesso. Questo significa la restaurazionedell’ideologia borghese, l’ideologia del culto del denaro. Come si può sperare che persone che desiderano unicamente il denaro e ricercano solo i piaceri personali lottino con abnegazione per lo Stato e la rivoluzione? Chi vive così non esiterebbe nemmeno a tradire la patria. D’altronde una studentessa straniera, impregnata di idee revisioniste, è arrivata persino a vantarsi di essere riuscita a sposare un agente dello spionaggio americano»8, riferiva Kim Il Sung ai quadri militari in un discorso dell’8 febbraio 1963.

Il Rodong Sinmun ricorda il ruolo di punta dellacultura sessualizzata” venuta da Ovest nella disintegrazione dei paesi socialisti dell’Europa orientale anche in un articolo del 3 novembre 2017, alla vigilia del centenario della rivoluzione d’Ottobre:

Gli imperialisti introdussero grandi quantità di pubblicazioni reazionarie, di film erotici e di musica corrotta in quei paesi, nel mentre intensificavano la propaganda radiofonica mirata a creare illusioni sul capitalismo.
Di conseguenza, la demoralizzazione spirituale e la degenerazione ideologica si diffusero fra il popolo.
I contagiati dall’ideologia e dalla cultura reazionaria odiavano il lavoro ed erano attratti dal capitalismo. È palese che chi abbandona la fede rivoluzionaria e vive soltanto per sé stesso non può difendere il socialismo, la società collettivista.
Alla fine la gente di quei paesi non fece nulla e rimase a guardare quando i traditori del socialismo e i burattini dell’imperialismo abbassavano e calpestavano la bandiera rossa del socialismo. Questa non è storia d’altri tempi.9

E con la caduta del socialismo la situazione non poteva che peggiorare, come narra la stampa di Pyongyang: «Molte riviste, vignette, opere d’arte, audio e video cassette pornografiche vengono prodotte in quei paesi e vendono bene. Le cartoline riproducono figure nude delle “regine della notte” che assumono le pose più luride. Perfino sui biglietti delle sale cinematografiche e delle palestre si leggono parole che invitano i pervertiti di sesso maschile e femminile in un certo luogo e ad un certa ora per una “performance da modelli” sul palco. […]

Gli adolescenti che hanno visto film pornografici conducono vite di basso profilo, lamentandosi che “con la situazione attuale dobbiamo vivere in un mondo erotico” e che “il sesso è il nostro pane e la nostra vita”»10, parole che assumono un senso particolarmente sinistro alla luce della realtà contemporanea. La “rivoluzione sessuale” era compiuta e il capitalismo restaurato. Forse i gestori delle piscine in Corea del nord non hanno tutti i torti…

CAPITALISMO E (CONTRO)RIVOLUZIONE SESSUALE

Lungi da scuotere il dominio del capitale, come si attendevano ingenui del calibro di Herbert Marcuse e Wilhelm Reich11, il sesso libero dalla moralità e dal controllo sociale si salda alla perfezione con lo spirito del tardo capitalismo e si struttura, esso stesso, secondo logiche marcatamente commerciali; si assiste così ad una “estensione del dominio della lotta”, che riproduce le medesime condizioni di scarsità e monopolio vigenti sul mercato ed esercita un’influenza devastante sui rapporti sociali, prefigurata nelle distopie di Houellebecq:

Come il liberalismo economico incontrollato, e per ragioni analoghe, così il liberalismo sessuale produce fenomeni di depauperamento assoluto. Taluni fanno l’amore ogni giorno; altri lo fanno cinque o sei volte in tutta la vita, oppure mai. Taluni fanno l’amore con decine di donne; altri con nessuna. […] È ciò che viene chiamato “legge del mercato”. In un sistema economico dove il licenziamento sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare un posto. In un sistema sessuale dove l’adulterio sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare il proprio compagno di talamo. In situazione economica perfettamente liberale, c’è chi accumula fortune considerevoli; altri marciscono nella disoccupazione e nella miseria. In situazione sessuale perfettamente liberale, c’è chi ha una vita erotica varia ed eccitante; altri sono ridotti alla masturbazione e alla solitudine.12

La “libertà sessuale” è un tipico esempio di libertà borghese: sulla carta è garantita a tutti e nessun ostacolo fisico, morale o giuridico impedisce di praticarla, ma il suo effettivo esercizio dipende da una serie di variabili esterne che privilegiano alcuni e penalizzano altri. «Fa un certo effetto osservare come spesso tale liberazione sessuale venisse presentata sotto forma di ideale collettivo mentre in realtà si trattava di un nuovo stadio nell’ascesa storica dell’individualismo», dice ancora lo scrittore francese. «Coppia e famiglia rappresentavano l’ultima isola di comunismo primitivo in seno alla società liberale. La liberazione sessuale ebbe come effetto la distruzione di queste comunità intermedie, ultime a separare l’individuo dal mercato. Un processo di distruzione che continua oggigiorno»13.

Eliminando gli elementi di regolazione cosciente insiti nell’istituto familiare e codificati nelle tradizioni precapitalistiche, questa libertà conduce al predominio degli istinti biologici nella selezione sessuale, all’ipergamia femminile che valuta gli uomini in base ai fattori genetici (altezza, ossa facciali, ecc.) e ai tratti profondi del carattere, derivanti dai rinforzi sperimentati nell’infanzia e nell’adolescenza. «L’amore prediletto dal freudismo è un amore inumano, vile e depravato, che si fonda sull’istinto sessuale animalesco», scrive un filosofo di Seul sull’incalzante “liberazione sessuale”. Aspetti come la cultura, l’etica, la compatibilità caratteriale passano in secondo piano e allora i legami tra uomo e donna,«se si considera soltanto l’aspetto sessuale, non possono essere autenticamente umani e solidi»14.

Il tardo capitalismo non ha bisogno di relazioni stabili. Nell’epoca della rivoluzione digitale e informatica il capitale può accrescere i profitti senza l’apporto del lavoro fisico15 e pertanto viene a cadere la necessità economica della cosiddetta “famiglia tradizionale” e di tutti gli altri istituti sociali che servivano ariprodurre la mano d’opera numerosa, fisicamente robusta e psichicamente stabile della grande industria del passato. Di qui la corrosione dei tradizionali modelli di maschilità e femminilità: «Nelle società capitalistiche di oggi molti vivono e muoiono come bestie nella giungla. Ho saputo che spesso nei paesi capitalistici gli uomini vanno in giro con i capelli lunghi, il viso truccato e il rossetto sulle labbra secondo la moda femminile, mentre numerose donne si tagliano i capelli corti come gli uomini e fumano in mezzo alla strada»16, constatava Kim Il Sung nel lontano 1973, di fronte alle prime avvisaglie del fenomeno.

La sinistra liberal presenta questo sdoganamento della spontaneità individuale come un grande progresso civile, ma non può ingannare lo sguardo filosoficamente educato di Kim Jong Il: «Oggi i pensatori borghesi, i revisionisti e i riformisti analizzano tutte le cose e i fenomeni dal punto di vista dell’evoluzionismo biologico e del materialismo volgare, e così eccitano l’interesse per la biogenesi spontanea e l’idea di onnipotenza della materia. A rigor di logica, noi dobbiamo dirigere il fuoco della critica contro la concezione del mondo propria di questa dottrina biologica e del materialismo volgare nella nostra propaganda e divulgazione della filosofia del Juché»17.

I nordcoreani intendono il progresso storico in maniera diametralmente opposta ai “progressisti” occidentali, non come storia dell’emancipazione dell’individuo dai “costruttisociali oppressivi”, ma come sviluppo degli attributi specificamente umani sorti nel legame con la comunità:

La spontaneità nel movimento sociale nasce dal livello di sviluppo relativamente basso del Chajusong, della creatività e della coscienza dell’uomo e dall’assenza di un regime sociale che possa mettere pienamente a frutto questi suoi attributi. Con la crescita del Chajusong, della creatività e della coscienza dell’uomo e con l’instaurazione del sistema sociale necessario a liberare queste sue qualità, l’uomo sarà in grado di agire in conformità alle leggi obiettive, e il raggio d’azione della spontaneità si ridurrà. Il progresso sociale è infatti il processo di sviluppo del Chajusong, della creatività e della coscienza delle masse; più si elevano questi attributi e più si perfeziona il regime in accordo ai loro voleri, più la società si sviluppa grazie alle attività mirate e coscienti delle masse popolari. Questo significa che entra in gioco su tutti i piani la legge caratteristica del movimento sociale, che si evolve e si sviluppa con le azioni consapevoli e il ruolo positivo degli uomini.18

L’articolarsi dell’“ordine spontaneo” nella vita sociale non produce nessuno sviluppo ascendente e durevole, ma solo un aumento del disordine e della disuguaglianza; è tipico di tutte le società opulente che hanno esaurito le proprie potenzialità di sviluppo ed entrano in decadenza, secondo la ciclicità – descritta da Nietzsche, Spengler, Gómez Dávila e altri pensatori reazionari – che si ripete dal Basso Impero romano edall’aristocrazia francese alla vigilia della rivoluzione fino al tardo capitalismo contemporaneo.

Le cause della decadenza sono sempre le stesse. «Ti chiedi da dove vengano queste mostruosità, o da che fonte? – scrive Giovenale nella Satira VI. – Preservava caste le donne latine, un tempo, una condizione di vita umile, e ai vizi non lasciavano toccare le piccole case la fatica, la brevità del sonno, le mani rovinate e indurite dalla lana etrusca, e Annibale alle porte della città, e i mariti di guardia alla torre Collina. Ora subiamo invece i danni di una lunga pace: una sfrenatezza più feroce delle armi è piombata su di noi, e vendica il mondo che abbiamo conquistato. Non un delitto, non una colpa della lussuria manca, da quando è svanita la Povertà romana. [] Fu l’osceno denaro a introdurre per primo costumi stranieri, e le molli ricchezze fiaccarono le generazioni con un vergognoso lusso»19 che, senza uncorrispondente sviluppo dellacoscienza sociale e della disciplina individuale, scinde la libertà dalla responsabilità e conduce alla corruzione dei costumi.

A tracciare il parallelo storico con Roma è l’editoriale congiunto del 1º giugno 1999: «Nell’odierna epoca della civiltà, alle soglie del XXI secolo, gli imperialisti hanno edificato un mondo di animali più selvaggi che nell’antichità e nel Medioevo. Questo crimine non può essere espiato. L’imperialismo sarà gettato tra i rifiuti della storia insieme alla sua putrida ideologia e cultura, come l’antico Impero romano, così potente, andò in rovina per la corruzione morale»20.

L’azione combinata degli istinti primordiali dell’uomo e della donna – poligamia ed ipergamia – genera un collo di bottiglia che esclude il 20-30% della popolazione maschile dalla vita sessuale e affettiva21, o almeno crea immense difficoltà di accesso. Questo inedito fenomeno sociologico, ormai diffuso in tutto il mondo occidentale, ha avuto origine in paesi come il Giappone e la Corea del sud, dove il fatale connubio di capitalismo sfrenato e di tradizionale rispetto delle gerarchie ha creato una società ipercompetitiva in cui chi resta indietro viene abbandonato al proprio destino, e pertanto è ben noto ai nordcoreani. Anni fa la compagna Pak Ja Yeon riportava questi dati allarmanti:

E non se la prendeva tanto con gli uomini che ricorrono alla prostituzione, quanto con le “puttane traditrici della stirpe di Tangun”22 che preferiscono gli stranieri, in particolar modo gli odiati invasori statunitensi, ai propri connazionali che si vedono allora costretti a ripiegare sul sesso mercenario. «Nel futuro, quando la patria sarà riunificata, le galline, le oche e le sgualdrine saranno giustiziate in tutta la Corea del sud!» esclama con il consueto fervore.

L’illimitatezza della scelta e la sua infinita reversibilità, amplificate a dismisura dai social media, de-responsabilizzano le donne e le lasciano in balìa degli impulsi biologici, orientati alla selezione del pool genetico migliore e indipendenti dalle vere qualità umane. Sempre la compagna Pak Ja Yeon riporta l’esempio di un talentuoso giovane sudcoreano che conosce quattro lingue ma non tocca una donna da dodici anni, e commenta: «Questo ragazzo sudcoreano guarda con invidia la strada dei cinesi del Sud: tanti figli, tanti nipoti, tanta felicità», senza nessun particolare talento da esibire per vincere la competizione.

La solitudine involontaria non solo priva gli uomini e i ragazzi di esperienze di vita fondamentali per il sano sviluppo della personalità, ma si presenta a chi ne è vittima come una condizione fatale, predeterminata dalla genetica o da ulteriori cause che sfuggono al controllo dell’individuo, contro cui poco o nulla possono gli sforzi investiti nell’auto-miglioramento personale. Le reazioni a questa tragica circostanza spaziano dal nichilismo attivo alla depressione, dal pessimismo cosmico all’odio contro le donne, sino al rifiuto di seguire le regole di una società che non tutela gli interessi vitali dei suoi componenti e che, a sua volta, reagisce alle critiche con odio e demonizzazione nei confronti degli esclusi. «Le cause di questa tragedia sono indissolubilmente legate alla cultura perversa e alla cattiva educazione del capitalismo», rileva la compagna Pak Ja Yeon.

L’odio rivolto contro gli incel da una società che promuove invece i “diritti civili” di qualsiasi altra minoranza in materia sessuale e che tollera le peggiori aberrazioni, purché non ostacolino l’egoismo altrui, non è affatto casuale. L’esistenza stessa di questa categoria di sradicati colpisce al cuore la narrazione ideologica dei liberali, costruita intorno all’immagine di una società di individui atomizzati che si fanno ognuno gli affari propri senza che nessuno tolga nulla al prossimo. E dimostra che la vita umana non funziona così, giacché l’uomo non è un semplice consumatore di beni materiali, bensì un essere sociale che si costituisce come persona attraverso il rapporto con i suoi simili; e dunque, sotto il capitalismo, la libertà degli uni si regge sull’isolamento, sulla sofferenza e sulla degradazione psicologica degli altri. «Si tratta della libertà dell’uomo in quanto monade isolata e ripiegata su se stessa», per dirla con Marx: «[…] il diritto dell’uomo alla libertà si basa non sul legame dell’uomo con l’uomo, ma piuttosto sull’isolamento dell’uomo dall’uomo. Esso è il diritto a tale isolamento, il diritto dell’individuo limitato, limitato a se stesso»23. La borghesia riconosce il diritto alla ricerca della felicità, ma ne demanda il raggiungimento agli sforzi di individui disuguali e in competizione fra loro, con il tacito corollario che solo alcuni ce la faranno.

La sinistra occidentale, intossicata dal femminismo, risponde a questo nuovo problema con la più sorda ottusità, ne nega l’esistenza o ne sminuisce la portata, giustificando così le logiche del darwinismo sociale nei rapporti umani. Anteporre la libertà individuale assolutizzata al soddisfacimento dei bisogni umani essenziali è incompatibile con i princìpi del socialismo, legittima le disuguaglianze in progressione geometrica e riporta in scena i tipi antropologici del capitalismo quali invidia, risentimento e alienazione. Non a caso Kim Jong Il denunciava questa tendenza collocandola sullo stesso piano delle aperture al libero mercato: «La socialdemocrazia contemporanea parte da una posizione borghese nell’esplicare i fenomeni sociali. Essa si pronuncia per la libertà assoluta nella vita sociale e la concorrenza illimitata attraverso il mercato; questo significa voler ammettere la spontaneità, la lotta per la sopravvivenza e le altre leggi del mondo biologico. È un punto di vista reazionario nella sua essenza, una presa di posizione di chi vuole sottomettere la società socialista all’azione incontrollata della legge della giungla, propria della società borghese»24.

La liberalizzazione della sessualitànon contraddice solo il principio comunista della distribuzione secondo i bisogni, che esclude ogni “selezione” discriminatoria, ma persino il principio borghese – inverato dal socialismo – del riconoscimento sociale dei meriti individuali, poiché tanto i “vincitori” quanto i “perdenti” nella competizione sono tali in base a fattori che in larga misura sfuggono al loro controllo. Così la selezione sessuale riducela già scarsa meritocrazia rimasta della società capitalistica in cui«lo sfruttamento, il saccheggio e la vita oziosa sono motivo di vanto, mentre la buona coscienza e il lavoro onesto sono oggetto di disprezzo»25, incoraggiando i fenomeni di devianza ad ambo le estremità della scala sociale.

La competizione è spietata e non minaccia solo gli sconfitti, poiché chiunque può essere abbandonato e sostituito in qualsiasi momento, di qui i vani tentativi di ristabilire il controllo della situazione uniformandosi alla “maschilità tossica”: stalking, molestie reali o presunte, manipolazione psicologica, insulti alle donne di facili costumi e così via, fino al cosiddetto “femminicidio”. La rappresentazione di comodo, propria del femminismo e dei media mainstream, vuole che questi siano gratuiti atti di prevaricazione espletati dall’alto del dominio patriarcale mentre, assai più realisticamente, si tratta degli spasimi impotenti di chi vive il dramma dell’abbandono e della solitudine cronica e, nei casi peggiori, sente di non aver più nulla da perdere.

Il legame diretto fra i comportamenti antisocialie l’atmosfera depressiva della società liberale è cosa evidente agli occhi degli analisti del Ministero degli affari esteri: «Nei paesi capitalistici, tundra degli esseri umani in cui il denaro è tutto e dilagano l’immoralità e la depravazione, numerosi giovani, lungi dall’avere speranza nel futuro, scelgono il suicidio o l’abuso di droghe e alcool, e non esitano neanche a commettere omicidi ed atti di violenza per liberarsi dalla morsa delle disgrazie e delle sofferenze»26.

In amore come in economia, il capitalismo ti vende il superfluo e ti nega il necessario. Pertanto, in luogo di una vita relazionale sana e soddisfacente, fioriscono la prostituzione, la pornografia e le altre pratiche di oggettificazione del corpo femminile, tanto desiderato quanto inaccessibile, che contribuiscono a deformare ulteriormente l’immaginario sessuale e i bisogni delle nuove generazioni.

Anche questo processo collima con le dinamiche della produzione capitalistica, tesa a sostituire i beni reali con i surrogati e i bisogni umani con le perversioni: «Con i canali di smercio sempre più intasati, i capitalisti si adoperano per deformare la vita materiale degli uomini creando bisogni artificiali inumani. Fabbricano tutta una serie di articoli che incoraggiano la stravaganza, la corruzione e la licenziosità e che portano alla paralisi del corpo e dello spirito umano, per questo motivo col passare dei giorni si assiste alla rapida moltiplicazione delle fila dei tossicodipendenti, degli alcolisti e dei degenerati che perseguono desideri anormali; gli uominivengono quindi menomati sul piano fisico e mentale. Anche i difensori della borghesia si lamentano di questo fenomeno e riconoscono con amarezza che si tratta di un malanno incurabile del capitalismo moderno»27.

L’uomo si trasforma così in un criceto sulla ruota, in un individuo sradicato e senza idee, inserito nei circuiti del consumismo che dapprima lo affama e poi lo nutre di briciole, inabile al lavoro, alla guerra e alla disciplina spirituale: insomma, il prototipo dello schiavo perfetto. «Non c’è dubbio che le idee e le culture borghesi — rilevano i sociologi di Pyongyang — come la pornografia e la cultura della violenza che oggi devastano la società capitalistica trasformino gli uomini in minorati mentali, incapaci di resistere allo sfruttamento e all’oppressione capitalista»28.

Memori dell’impatto distruttivo della pornografia sul socialismo in Europa orientale e testimoni del degrado antropologico nel mondo occidentale, i nordcoreani non abbassano la guardia nemmeno nel secolo di Instagram: «I video nocivi sono un veleno più temibile dell’oppio»29, afferma Kim Jong Un. Le intraprendenti ragazze chesi arricchiscono su OnlyFans, sfruttando la solitudine e il degrado mentale dei loro coetanei, in Corea sarebbero soggette ai rigori del Codice penale, perché colpevoli di “crimini che compromettono la cultura socialista”:

Articolo 183 (Importazione e distribuzione di cultura decadente).
Chi importa senza autorizzazione, produce, distribuisce o detiene illegalmente disegni, fotografie, registrazioni video o media elettronici che riflettono contenuti decadenti, erotici o volgari è punito con lavori forzati fino a 1 anno. Nei casi in cui l’importazione, la creazione, la diffusione o la detenzione è avvenuta più volte o in larga quantità, il reo viene punito con rieducazione attraverso il lavoro fino a 5 anni. Nei casi gravi, il reo è punito con rieducazione attraverso il lavoro da 5 a 10 anni.
Articolo 184 (Commissione di atti decadenti).
Chi guarda o ascolta disegni, fotografie, registrazioni video o media elettronici che riflettono contenuti decadenti, erotici o volgari oppure esegue simili atti in prima persona è punito con lavori forzati fino a 1 anno. Nei casi in cui gli atti di cui sopra siano stati commessi abitualmente, il reo viene punito con rieducazione attraverso il lavoro fino a 5 anni. Nei casi gravi, il reo è punito con rieducazione attraverso il lavoro da 5 a 10 anni.

Queste norme non si limitano a punire e a scoraggiare la pornografia, ma tengono la sessualità in generale fuori dalla sfera pubblica – in cui può suscitare invidia e rivalità – ed impediscono che si trasformi in terreno di competizione. Allo stesso fine concorrono le arti e in particolare il cinema, promuovendo una concezione dell’amore che superila primitiva logica dell’istinto sessuale e accede alla dimensione socio-politica della vita umana, come Kim Il Sung raccomandava ai registi nel 1960: «Noi non dobbiamo rappresentare l’amore fine a se stesso. L’amore per l’amore è proprio solo del naturalismo. Questo non ha alcun valore educativo per noi e, peggio ancora, può essere dannoso.

L’amore degli uomini di tipo nuovo deve assolutamente essere subordinato al fine splendido dell’opera rivoluzionaria e strettamente legato alla lotta per la vittoria della rivoluzione. Anche il nostro cinema deve rifiutare l’amore decadente che, perdendo di vista l’opera rivoluzionaria, si riassume nel piacere personale; deve mostrare come esempio l’amore sublime e bello dei ragazzi e delle ragazze di tipo nuovo che, aiutandosi e sostenendosi a vicenda, portano avanti una lotta eroica per raggiungere il grande obiettivo di edificazione del socialismo»30.

COME KIM IL SUNG HA RISOLTO IL PROBLEMA INCEL

Il grande leader non è vissuto nell’epoca della rivoluzione digitale, dei social media e delle app di dating in cui il fenomeno incel ha assunto dimensioni di massa, ma conosceva bene il dramma della solitudine forzata maschile nella quale ebbe modo di imbattersi negli anni altrettanto bui del dominio coloniale giapponese sulla Corea.

Alla fine di maggio 1937, mentre visitava il villaggio di Jicheng nella regione di Changbai, incontrò due individui dal destino opposto: Kim Hong Su, sposo adolescente in uno dei matrimoni combinati che si usavano allora, e Kim Wol Yong, un bracciante sulla trentina – in un periodo in cui la speranza media di vita dei Coreani non arrivava a 40 anni – che non era mai riuscito a trovar moglie perché troppo povero e logorato dal lavoro. Ecco le sue sorprendenti riflessioni al riguardo: «Mi sentii invaso dall’indignazione e insieme dalla tristezza dinanzi a quello stridente contrasto: un uomo di circa 30 anni rimasto celibe e un bambino di circa 10 anni sposato.

Ebbene, tutto sommato le situazioni si equivalevano, giacché tutti e due erano vittime dell’epoca funesta. E tuttavia provavo più compassione per il vecchio ragazzo che non era riuscito a sposarsi all’età di 30 anni. Il “piccolo marito”, per quanto vittima del matrimonio prematuro, almeno aveva una moglie e conosceva le gioie della vita coniugale.

Quella notte non riuscii ad addormentarmi pensando a Kim Wol Yong. Non riuscivo a calmarmi, vedevo davanti a me l’immagine di quell’uomo che aveva sprecato metà della sua vita nella miseria. La sua esistenza era in qualche modo simbolica delle sofferenze del mio paese, che attraversava anch’esso un cammino irto di rovi spinosi; la sua vita precaria era una miniatura della storia della Corea sotto l’occupazione giapponese.

Quella notte fui preso dal desiderio di trovargli una sposa. Come posso riconquistare la patria perduta, se non sono in grado di aiutare un uomo a fondare una famiglia? Questo era il pensiero che albergava nella mia mente»31. Detto, fatto: Kim Il Sung chiese ai capi del villaggio di risolvere il problema, a suo avviso più grave dei matrimoni forzati tra minori, ed essi fecero a gara per concedere la mano della propria figlia al bracciante; il leader inviò un corredo di regali per le nozze e poi tornò nella zona per accertarsi che la nuova famiglia fosse felice. L’esperienza sessuale non deve essere negata a nessuno, perché «l’amore è una delle principali sorgenti di entusiasmo, la forza motrice del lavoro creativo e un pigmento che colora ed abbellisce la vita»32.

All’attenzione del leader non sfuggivano neppure i dettagli più intimi della vita dei suoi uomini, come nel caso di Kim Tal Hyon, presidente del Partito chondoista e allora settantenne, che nel cuore di una notte del 1946 gli sottopose un’insolita questione:

«A dire il vero — confessò, — non riesco a domare mia moglie. Mi sono risposato da poco, con una donna di giovane età, e di quale spregio mi fa mostra!… Generale, aiutatemi un po’, per favore.»
«Bene. Vi aiuterò affinché vostra moglie non si lamenti più.»
Kim Tal Hyon lasciò il mio ufficio con il volto radioso.
Feci in modo da procurargli dell’insam selvatico e del corno di cervo.
Tornò a trovarmi un anno dopo.
«Grazie a voi, stimato Generale, alla mia età di settant’anni sono padre di un ragazzo. La mia sposa è molto contenta. Ho l’onore di invitarvi alla festa per celebrare i primi cento giorni di vita di nostro figlio.»33

Ma non finisce qui. Nel 1948-49 uscì il romanzo Terra di Yi Kiyong in cui il contadino protagonista, reduce da un primo matrimonio fallito in epoca coloniale, sposa infine la ex concubina di un proprietario terriero, divenuta attivista dell’Unione democratica delle donne di Corea. Questo fu il significativo commento di Kim Il Sung: «Non sono uno scrittore. Ma se lo fossi, non avrei scelto una donna che è stata l’amante di un altro uomo come compagna per questo fittavolo. Non c’è nessuna donna che abbia vissuto una vita più pura e abbia combattuto di più per i propri diritti? Andava bene anche una zitella. Tutti gradiscono l’acqua pura. A questo mezzadro, ridotto per così lungo tempo in schiavitù e alla fame nelle tenebre della tirannia, io darei l’acqua pura»34.

E alle donne? Fra gli aneddoti sulla vita del grande leader si legge questo suo curioso scambio di battute con la figlia di un martire della resistenza antigiapponese che lavorava al quartier generale durante la guerra di Corea:

Kim Il Sung: «Tu sei troppo grossa. Nessuno sposerà una ragazza paffuta come te, lo sai.»
Ragazza (arrossendo): «Ma qualcuno vorrà pur sposarmi.»
Kim Il Sung (ridendo): «Sei troppo grossa per correre, temo che nessuno ti sposerà.»
Ragazza: «Ma posso correre più veloce di voi, generale.»
Kim Il Sung (ridendo ancora di più): «Più veloce di me? Sono in piena forma. Posso montare a cavallo, viaggiare in aereo e, all’occorrenza, anche superarti di 40 km nella corsa. Chi sarà il primo a raggiungere la sommità della collina e a tornare indietro?»35

Naturalmente la malcapitata uscì subito sconfitta dall’inattesa competizione con il comandante supremo. Quello che agli occhi della cultura politicamente corretta del nostro mondo occidentale si configura come un vero e proprio atto di bullismo, o di body shaming come si dice oggi, è invece riportato con orgoglio negli annali della carriera rivoluzionaria di Kim Il Sung e attesta non solo la sua cura per la salute e la forma fisica delle donne del proprio paese, che viene prima di qualsiasi illusione psicologica soggettiva, ma anche una profonda consapevolezza della disparità di potere sessuale fra uomo e donna. Agli uomini soli il leader procura una moglie illibata, alle donne consiglia di perdere peso. Perché? Per lo stesso motivo in virtù del quale le donne non lavorano in miniera o nell’industria pesante: le differenze biologiche tra i due sessi sono riconosciute e compensate dalla società, e non in modo unilaterale come vuole il femminismo.

«La gente di una volta, quando nasceva una bella bambina, soleva dire che si meritava di essere la prima nuora di una famiglia ricca e, nel caso di un ragazzo con il viso aperto e piacevole, spesso diceva che era destinato ad una vita di abbondanza. Idee siffatte provano che i poveri invidiavano i loro sfruttatori, i ricchi, piuttosto che odiarli. Anche oggi ci sono ragazze che vogliono sposarsi con uomini che le mantengano nell’ozio, e una volta sposate si rifiutano di lavorare. Tutto questo è un’espressione delle idee caduche ereditate dai loro genitori.

L’influenza ideologica della vecchia società si avverte più o meno su chiunque, e non è facile estirparla dall’oggi al domani»36, notava Kim Il Sung in un discorso del 4 aprile 1952 ai quadri e ai lavoratori politici degli organi di sicurezza interna, cogliendo il nesso strettissimo fra disuguaglianza economica e disparità fisiche e sessuali, l’impotenza di chi vuole sostituirsi ai privilegiati senza cambiare il sistema e gli spiragli che il vecchio modello di famiglia lasciava aperti al parassitismo e allo spirito mercantile. Occorreva un’autentica rivoluzione antropologica contro ciò che hanno in comune il passato feudale e l’incipiente futuro distopico del tardo capitalismo.

L’emancipazione femminile in Corea non fu mai intesa come livellamento dei canoni culturali di maschilità e femminilità, come distruzione del concetto stesso di femminilità e come “liberazione” da ogni norma sociale. Ai primi giorni d’agosto del 1946, intervenendo a un dibattito sulla Legge sull’uguaglianza dei sessi appena promulgata, Kim Jong Suk – eroina della guerriglia antigiapponese e moglie del grande leader – disse alle donne di Pyongyang:« Noi donne abbiamo tratto grande giovamento dalla garanzia della parità di diritti con gli uomini, ma non dobbiamo perdere di vista il lavoro da svolgere in quanto donne, né smarrire le qualità che ci si aspetta da noi in quanto donne. Quando si tratta del lavoro rivoluzionario, non dovremo essere da meno degli uomini quanto a risolutezza, ma nelle nostre vite quotidiane dobbiamo anche mantenere le nostre doti femminili ed abbellire le nostre parole e i nostri gesti»37.

Nell’estate del 1977 lo storico irlandese Jon Halliday visitò la Corea del nord per dieci giorni ed ebbe occasione di dialogare con Yi Suk Yon, Yang Gi Su e Ro Song Hi, funzionarie del Comitato centrale dell’Unione democratica delle donne di Corea. Parlando della posizione della donna nella società e dei programmi del V Congresso del partito, le dirigenti dissero: «Seguiamo il principio di istituire asili e giardini d’infanzia, e vicino ai negozi in cui lavorano le madri. Esiste un circuito nazionale fitto come una rete da pesca. Questo significa che non esiste un problema come quello da voi posto sulla divisione del lavoro in famiglia tra marito e moglie. Fra loro vige la cooperazione. Se il marito viene a casa per primo, allora deve fare qualcosa. Speriamo che questa questione sia chiarita dalla spiegazione. I bambini crescono a spese dello Stato. Se c’è da lavare e stirare, tocca alle lavanderie. L’industria alimentare è sviluppata, così il cibo può essere comprato in qualsiasi momento. Allora che cosa resta da fare nella famiglia? Forse pulire la casa? O rimettere a posto le cose usate durante la notte? O cucinare il riso. Queste cose possono essere fatte in modo cooperativo fra uomini e donne. Riguardo a cucinare, questo è un lavoro che le donne hanno svolto per tradizione, e come loro dovere naturale».

«Ha detto “naturale”?» chiese uno stupefatto Halliday, intriso di pregiudizi femministi.

«Sì. Ebbene, noi vediamo la famiglia come la cellula della società, e in quanto tale la famiglia dev’essere sana e la gente nel nostro paese – sia i mariti che le mogli – hanno goduto della grande sollecitudine del Presidente Kim Il Sung e sanno quanto sia importante la famiglia. I mariti vanno al lavoro dove vengono costantemente educati. Lo stesso vale per le donne. Così sanno quanto sia importante la famiglia. Il lavoro familiare è svolto su base volontaria. Non sorgono problemi come quelli che voi avete posto. Non c’è nessuno in famiglia che si rifiuti di fare qualcosa che dev’essere fatto»38.

L’uguaglianza garantita dal socialismo con le sue politiche redistributive scalza le basi della narrazione femminista: «Per quanto riguarda i salari, non c’è differenza. Vige paga uguale per uguale lavoro. Le donne hanno più benefici degli uomini. Le donne con tre bambini di 13 anni o meno ricevono per sei ore di lavoro la paga di otto ore. Ci sono sanatori femminili, case di riposo, ospedali di maternità e ospedali per bambini.

Quanto al controllo delle nascite, non esiste una politica simile. […] perché non è necessaria alla luce della forza-lavoro, della scala dell’economia e della velocità dello sviluppo economico; lo Stato ha bisogno di un più vasta riserva di forza-lavoro. Ma ci sono casi in cui le donne non stanno bene e in tali casi è un’altra cosa. E se la donna subisce qualche impedimento alle sue attività sociali perché ha già due o tre figli, se lo desidera, allora si può effettuare un aborto. Non esiste aborto per le donne non sposate poiché nel nostro paese le donne sono educate alla moralità comunista, e sanno come vivere nella nostra società. Non esistono condizioni in cui le donne non sposate possano avere un aborto».

«E se la gravidanza è il risultato di uno stupro?» domandava ancora Halliday.

«Non abbiamo episodi simili finora, anche se ce ne sono molti in Corea del sud»39, risposero le donne ridendo, perché capivano al volo ciò che sfugge allo sguardo di un maschio femminista.

La libertà dell’istinto ipergamico nel mondo capitalista conduce all’esclusione di una significativa parte della popolazione maschile, alimentando frustrazioni e dissapori fra i due sessi che talora sfociano nella violenza. Condannando le relazioni promiscue, la morale comunista disciplina tale istinto e orienta la selezione su canoni più umani e conformi agli interessi della società.

Un ulteriore effetto di bilanciamento del potere sessuale viene dalla preponderanza numerica delle donne sugli uomini, risultato delle politiche demografiche nataliste. «La Corea del nord ha una popolazione di 25 milioni di persone e ci sono più di 200.000 uomini in meno rispetto alle donne. La sex ratio è in serio squilibrio. In futuro, con la riunificazione della patria, dobbiamo portare al Nord un gruppo di uomini dalla Corea del sud per risolvere il problema», spiega la compagna Pak Ja Yeon.

Alla libertà illimitata e formale del capitalismo, appannaggio di pochi eletti dal caso, il socialismo contrappone una libertà limitata e sostanziale, che si fonda sulla responsabilità dell’individuo verso il collettivo, sulla combinazione organica di diritti e doveri e sul limite frapposto all’egoismo animale. In questo limite risiede la garanzia della concreta possibilità che tutti hanno di soddisfare i propri bisogni.

Non esiste nessuna costrizione, giacché i matrimoni forzati sono illegali dal 1946. «Al mondo esistono decine di migliaia di leggi. Sarebbe tuttavia un errore pensare che con le sole leggi si possano controllare e regolare le poliedriche attività pratiche dell’uomo, infinitamente diverse e variegate per definizione. La legge non è un’arma onnipotente, una panacea con cui muovere e controllare il mondo. In effetti, le leggi non possono governare tutti i pensieri e le azioni dell’uomo, in cui ci sono sfere che si sottraggono al loro controllo. Come regolare per legge l’amore e l’amicizia, ad esempio? Se di punto in bianco un organo giudiziario proclamasse una legge che obbliga due persone ad amarsi, a essere amiche o a sposarsi, come farla accettare dalla società? La sola forza della legge non può mediare tutte le differenze dell’umanità ma, precisamente là dove non arrivano le leggi, operano il senso del dovere e la moralità»40.

Prova della loro efficacia sia il destino riservato ai disabili, che in regime di “libertà sessuale” occuperebbero il gradino più basso della scala di sopravvivenza: «Fra le ragazze ammirate dal pubblico per aver scelto un soldato invalido di classe speciale come marito figura Kim Jin Ok che lavora alla filiale dell’ufficio idrometeorologico della provincia di Hwanghae del Sud.

Un giorno Kim vide un giovane soldato disabile di classe speciale in sedia a rotelle sulla via di casa e lo aiutò a tornare a casa in sicurezza, apprendendo che aveva salvato altri soldati in un incidente e si era gravemente ferito.

In seguito visitò la sua casa di frequente quando era libera, così come per il suo compleanno e nelle vacanze, per assistere la sua cura e fornirgli alcuni tonici e cibi sani. In quei giorni decise di diventare la sua compagna di vita e lo sposò.

Anche un’operaia del Complesso chimico della Gioventù di Namhung, una contadina di Kohyon-ri, nella città di Jongju della provincia di Phyongan del Nord, e un’infermiera all’ospedale della miniera dei Giovani Eroi di Taehung sono convolate a nozze con soldati disabili fra gli auguri di molte persone»41.

Anziché dalla ricerca della forza e del successo che inducono a guardare dall’alto in basso chi ne è privo, le ragazze nordcoreane sono mosse dallo spirito di solidarietà verso i più deboli che la società socialista non abbandona:

“Come dice il proverbio, il volto è specchio dell’anima. Choe Sun Jong è bella, ma il suo mondo spirituale è più bello”, dice Kim Hak Song, direttore del policlinico Yondae nel distretto di Waudo, a Nampho.
Choe Sun Jong, infermiera del policlinico, è rispettata dai suoi colleghi medici e dagli altri lavoratori non solo perché è devota ai pazienti, ma anche perché è la moglie dell’onorato militare invalido Kim Il Nam.
Lo incontrò per la prima volta ad ottobre dell’anno scorso.
Sulla via di casa dopo il lavoro, le capitò di vedere un giovanotto che zoppicava lungo la strada.
Infermiera di mestiere, Choe sentì che non poteva andare oltre, così lo aiutò a camminare fino a casa tenendogli le braccia, sebbene lui declinasse l’aiuto.
Quel giorno Sun Jong apprese che era un soldato disabile e suo padre era un onorato lavoratore invalido.
Era attratta dai genitori orgogliosi del proprio figlio che si era sacrificato senza esitazione al posto di difesa nazionale e dalla nobile mentalità dell’uomo che viveva ottimisticamente benché avesse perduto la gamba, ricorda Choe.
Da quel giorno lo chiamò spesso.
Curava anche il padre malato e talvolta intonava canti per allietarli.
Nel mentre era affascinata dall’entusiasmo e dal cuore gentile di Il Nam e decise di essere la sua compagna di vita.
Ma i genitori sia suoi che di Il Nam non erano d’accordo con lei.
“Ero molto sorpresa di apprendere la decisione di mia figlia di sposare il soldato disabile. All’inizio pensavo che fosse dovuta ad un impulso passeggero”, dice la madre di Sun Jong, Kim Yon Chun.
Il Nam e i suoi genitori rifiutarono categoricamente la sua proposta perché non volevano che Sun Jong si sacrificasse per lui.
Ma il suo amore per lui cresceva in intensità e la sua risolutezza era ferma e inamovibile.
Secondo la madre di Il Nam, Kim Sun Hui, tutti i membri della famiglia erano mossi alle lacrime quando Sun Jong, così ammirata da tutti sia al lavoro che nel suo villaggio, venne a casa loro per sposarlo. Attraverso di lei, rammenta, potevamo vedere ancora una volta la vera immagine della nostra società in cui ognuno vive in armonia aiutandosi a vicenda e guidandosi in avanti.
“Gli onorati militari invalidi sono veri patrioti che si sono dedicati alla difesa del paese presso le loro sacre postazioni. Penso che sia naturale amare queste persone. Farò del mio meglio per costruire una famiglia felice come sua moglie e gamba di supporto”, dice Sun Jong.
Sun Jong e Il Nam hanno di recente celebrato un matrimonio fra gli auguri dei suoi colleghi medici e degli abitanti del villaggio.42

Il collettivismo è così radicato nella vita quotidiana e nella mentalità delle donne del paese che un disabile in sedia a rotelle può vincere la “concorrenza” di molti pretendenti di bell’aspetto e normodotati:

Yu Un Sim, una lavoratrice della compagnia di costruzioni di Kangson, si è sposata con Choe Chung Hyok, un soldato disabile di classe speciale senza gambe.
Due anni or sono Un Sim è venuta a sapere di Chung Hyok. […]
Un giorno sentì sua sorella minore parlare di un soldato disabile di classe speciale.
Era Choe Chung Hyok, che ha perso tutt’e due le gambe durante il servizio militare.
Sua madre si è finora occupata di lui, ma non può vivere sotto le sue cure per tutta la vita, pensò.
Era preoccupata del suo futuro perché pensava ai giovanotti che le facevano proposte di matrimonio e temeva di precludersi il piacere di essere madre dopo aver sposato il militare disabile, ricorda Yu.
Ma era attratta dalla ferma volontà e onestà di Chung Hyok, che fissava i propri obiettivi e conduceva una vita ottimistica cercando di fare qualcosa di buono per il pubblico per quanto fisicamente svantaggiato, e si innamorò di lui.
I genitori si opposero all’inizio, dicendo che se si fosse fidanzata con lui d’impulso, si sarebbe depressa e pentita di averlo sposato. Anche i suoi amici le consigliarono di riflettere prima di decidere in quanto molti bei giovanotti le si proponevano.
Alla fine i genitori compresero che la sua non era una decisione presa su due piedi, ma basata sul rispetto e sull’amore per la personalità di lui e sostennero la sua decisione.
“Sono molto impressionata dalla sua decisione. Un Sim è davvero una bella ragazza sia nel fisico che nello spirito”, dice Ri Sol Gyong, un’amica di Yu.
Il lodevole gesto le è valso l’alta ammirazione sia degli abitanti del villaggio che degli impiegati della sua compagnia, e la sua nobile mentalità e il suo bel gesto sono divenuti un altro orgoglio di Kangson.
Il supremo leader Kim Jong Un ha visto il rapporto sul suo encomiabile gesto e le ha inviato un messaggio di ringraziamento e regali di matrimonio in aprile.
Il matrimonio di Yu e Kim si è svolto di recente fra gli auguri di tutti i benefattori.43

Il senso del dovere non agisce come una costrizione esterna che mortifica e reprime il piacere dei sensi, ma plasma attivamente i gusti e i desideri femminili e schiude orizzonti di felicità sconosciuti all’Occidente, come narra Ro Jong Sim, moglie di un altro militare ferito:

“Sei felice?” Questa è la domanda che mi è stata spesso rivolta per vent’anni da quando mi sono sposata con un soldato disabile di classe speciale. […]
Nella mia innocenza ne avevo sentito parlare molto da mio fratello maggiore che era in servizio militare con lui, e non potevo voltargli le spalle quando subì un incidente subito prima del congedo.
Inizialmente ero motivata da un sentimento di simpatia e da un qualche senso di obbligo a “sacrificare” me stessa per il compagno d’armi di mio fratello.
Ma più tardi ho realizzato che non si trattava di un sacrificio perché ho condotto una vita soddisfacente, fatta di vera felicità.
Lo Stato ha offerto maggiori benefici a questa famiglia dell’onorato militare invalido e i miei colleghi, gli abitanti del villaggio e perfino gli estranei si prendono sollecita cura di mio marito e della famiglia, preoccupandosi della sua assistenza medica e della nostra vita. […]
Come posso paragonare la delizia di vivere nel calore degli affetti e delle cure di tutti alle fatiche che mi sono sobbarcata nel lavoro domestico?
Pochi anni dopo il nostro matrimonio, mio marito ha iniziato a scrivere poesie sul suo servizio militare e sul suo ottimismo nella nuova vita. […]
È lieto di compormi poesie semplici ma sentimentali come “Le mani di mia moglie” e questi sono per me i regali più preziosi e cari al mondo.44

In Corea del nord «le ragazze sposano volentieri gli ex militari feriti e si offrono di essere le loro compagne di vita»45, celebrate dalla stampa e dalla letteratura. Non si tratta di casi isolati, ma di un fenomeno di massa che campeggia nelle statistiche: «L’indagine campionaria sulla disabilità condotta nel 2014 mostra che i disabili single ammontano al 12% della popolazione disabile in età da matrimonio (11,8% maschile e 12,4% femminile), mentre i disabili sposati ammontano al 75,8% della popolazione disabile in età da matrimonio (85,1% maschile e 67,5% femminile)»46. Nello stesso anno in Usa solo il 41,1% dei disabili erano sposati, e fra i neri soltanto il 15,5%47: il confronto fra socialismo e capitalismo non potrebbe essere più impietoso.

E desta non poca invidia a Sud del 38º parallelo: «I militari feriti, che in Corea del sud sarebbero oggetto di angherie e di disprezzo, in Corea del nord sono chiamati gloriosi invalidi di guerra e si sposano con belle ragazze per fondare una famiglia felice e divenire pilastri del paese. Questa realtà sprona i sudcoreani, disabituati all’amore autentico, alla riflessione. La Corea del sud in cui si moltiplicano gli atti immorali come le avventure sessuali e gli stupri, in cui il tasso di divorzio cresce con rapidità e in cui i coniugi si scambiano percosse talvolta mortali a cadenza quotidiana, è divenuta una terra priva di amore autentico, una regione sterile»48.

Conflitti, tradimenti, menzogne e violenze sono gli effetti inevitabili della spasmodica ricerca del piacere individuale, della conseguente visione strumentalistica dell’altro – come oggetto o come rifiuto – e dello scontro fra egoismi rivali che tentano di usarsi a vicenda. Il socialismo libera l’umanità dallo “stato di natura” e le donne svolgono una funzione chiave in questo processo, come rammentaKim Jong Un nella sua lettera del 17 novembre 2016 al VI Congresso dell’Unione socialista delle donne di Corea:«Bisogna vigilare affinché le donne, inclusi i membri dell’Unione delle donne, abbiano un ruolo di pionieri nell’instaurazione dello stile di vita socialista e della disciplina morale in tutta la società.

La base della vita nella società socialista è il collettivismo, che si fonda sull’amore per l’essere umano. Le militanti dell’Unione delle donne e le altre donne devono abbracciare lo stile di vita collettivista, che consiste nell’amare i propri compagni, i famigliari e il popolo tutto, nell’aiutarsi e guidarsi a vicenda, nel lavorare insieme con dedizione per la società e la comunità.

Bisogna incoraggiare i membri dell’Unione delle donne e le altre donne a vivere con ottimismo e in conformità alle esigenze culturali ed igieniche. Le risate e l’ottimismo delle donne illuminano il paesaggio della società. Esse devono partecipare in prima persona alle attività culturali, artistiche e sportive di massa al fine di creare una atmosfera effervescente in tutta la società. Dovranno vestirsi con eleganza e curare il proprio aspetto con nobiltà, in sintonia con i gusti estetici moderni e il nostro sentimento nazionale. In quanto custodi del focolare domestico, le donne devono vegliare sulla pulizia della casa e dei suoi dintorni e raffinare la dieta familiare, incivilendo così la vita casalinga. […]

È importante instaurare la disciplina morale tra le donne, in particolare fra i membri dell’Unione delle donne. Altrimenti non solo le donne stesse, ma anche le loro famiglie e i loro figli rischiano di degenerare sul piano ideologico e morale. I membri dell’Unione delle donne e le altre donne devono rispettare i padri rivoluzionari, gli insegnanti e i superiori, e adempiere il dovere morale e le responsabilità che si assumono dinanzi alla famiglia e alla società in veste di mogli e di nuore. Esse dovranno sempre agire con gentilezza e osservare volontariamente e in maniera esemplare la morale pubblica e l’ordine sociale»49.

Nel socialismo non è contemplata la libertà di usare il proprio corpo come un oggetto per manipolare i sentimenti altrui e sfogare pulsioni nocive alla comunità. «Ho sentito che le ragazze occidentali considerano la licenza come un’espressione di libertà. Questo è tipico del capitalismo»50, afferma la compagna Pak Ja Yeon, che paragona a “latrine” le donne coinvolte in relazioni sessuali promiscue e reputa vergognoso selezionare il partner in base all’aspetto fisico o al denaro, fattori superficiali e troppo influenzati dal caso per misurare il valore di una persona. Di qui il primato dell’ideologia, anche in amore.

Il peso che la coscienza ideologica viene ad assumere nelle scelte affettive conferisce alle donne l’importantissima funzione di “guardiane della moralità”, inconcepibile là dove l’amore è confuso con l’attrazione per la forza e la bellezza in senso extramorale – che premia le condotte antisociali e finanche criminali – come nel mondo capitalista. Gli affetti femminili di cui godono tutti i cittadini, in primo luogo i bisognosi e i meritevoli, esercitano un fortissimo impatto motivazionale che fortifica il socialismo. In questo senso, scrive il grande leader nelle sue memorie, «la famiglia e la rivoluzione non si escludono a vicenda, ma si trovano in stretto legame, giacché la propria famiglia costituisce la fonte originale del patriottismo e dello spirito rivoluzionario»51.

FAMIGLIA TRADIZIONALE E UMANESIMO SOCIALISTA

Al pedagogista italiano Giovanni Riva, che visitò la Corea nel luglio 1972 e chiedeva quale fosse la concezione socialista della famiglia, l’interprete rispose: «La famiglia è la cellula della società, perché in essa sono riunite e vivono in comune le persone più vicine tra loro per rapporti; è il luogo dei padri, delle madri, dei fratelli e delle sorelle… In Occidente non è così. Infatti, in una società capitalista, è impossibile che famiglia e società non siano in contraddizione»52.

L’«eliminazione della famiglia monogamica in quanto unità economica della società» (Engels) portatrice di interessi privati contrapposti a quelli del collettivo sociale, ottenuta abolendo la proprietà privata dei mezzi di produzione e socializzando il lavoro domestico e l’educazione dei figli, non conduce alla scomparsa delle funzioni della famiglia nella regolazione dei rapporti fra i due sessi e nella riproduzione della specie53.

Cedere alla spontanea entropia dei corpi sociali che hanno apparentemente perduto la propria raison d’être economica significa seguire la stessa logicaautodistruttiva dei paesi capitalistici avanzati, regredire a modi di vitaprimitivi e disorganizzati in cui dominano gli istinti egoistici, competitivi ed escludenti che mettono a repentaglio il futuro del socialismo e di qualsiasi collettività organizzata: «La concezione borghese che determina il valore dell’uomo a misura della ricchezza, della fama e del livello di “autonomia” delle sue attività individualistiche costituisce un pernicioso veleno che conduce l’uomo alla corruzione e alla malattia e la società alla decomposizione e alla putrefazione»54.

Poiché questo meccanismo disfunzionale, come abbiamo visto, viene messo in moto da una possibilità di scelta illimitata e infinitamente reversibile, la dirigenza dell’Unione democratica delle donne di Corea iniziò fin da subito a ragionare seriamente sul problema, analizzando l’esperienza sovietica in tutte le sue luci e ombre:

Esaminiamo infine il rapporto fra le donne e gli uomini nell’Unione Sovietica. Immediatamente dopo la rivoluzione, il matrimonio e il divorzio furono semplificati, concedendo la libertà al fine di sradicare le corrotte pratiche feudali. Questo non garantisce tuttavia la libertà delle donne, ma impone alle donne grandi traumi fisici come gli aborti, oppure esse devono consegnare i figli all’orfanotrofio. Se non possono farlo, allora devono crescerli da sole. Una simile licenziosa libertà di matrimonio e di divorzio non solo procura disordine in una società sana, ma costituisce anche un grande ostacolo all’aumento della popolazione. Pertanto le condizioni per il divorzio furono via via scrupolosamente regolate, e anche dopo il divorzio gli uomini portavano un pesante fardello, tutelando così gli interessi delle donne… La libertà senza responsabilità non è altro che indulgenza. Poiché la famiglia è unità organizzatrice e i rapporti familiari esercitano grande influenza sul paese e sulla società, è necessario creare una famiglia sana, con giuste relazioni fra marito e moglie. È necessario formare una famiglia vivace ma pura, solenne ma libera, composta da un marito e da una moglie. Questo dovremmo apprendere dall’Unione Sovietica.55

A differenza dell’URSS, la Corea del nord non visse una prima fase di liberalizzazione poi superata: il divorzio, legalizzato dall’articolo 5 della Legge sull’uguaglianza dei sessi (30 luglio 1946), non divenne mai un fenomeno di massa perché in caso di disaccordo fra le parti occorreva rivolgersi al tribunale, chi chiedeva il divorzio per più di due volte era multato per 5.000 won e, dal marzo 1956, anche i divorzi consensuali erano oggetto di procedimento giudiziario56.

Questi minuziosi regolamenti sono necessari perché, alla luce dell’esperienza storica, la famiglia nel socialismo non è una mera “faccenda privata”, come si immaginava una volta, bensì una questione politico-sociale della massima importanza: «La Legge sulla famiglia nel nostro paese riconosce solo il divorzio giudiziale e non riconosce il divorzio concordato in ragione del carattere politico-sociale del divorzio nella nostra società.

Nella nostra società il divorzio non è semplicemente un problema che si limita a dirimere i rapporti coniugali, è un problema legato al consolidamento della famiglia come cellula di base della società, un problema politico-sociale legato all’unità della società»57. L’unica significativa eccezione alla regola fu spiegata a Jon Halliday dalle dirigenti dell’organizzazione femminile: «Quanto al divorzio, ci sono pochissimi casi. È permesso solo nelle seguenti circostanze: a) condizioni di salute – quando la famiglia non può esistere in condizioni sane».

«Che significa?» chiese lo storico irlandese.

«Quando non possono avere una vita sessuale. L’altro caso b) va sottoposto a un tribunale e il tribunale può approvarlo»58. Gli ostacoli frapposti al divorzio, l’impossibilità di esimersi dai doveri coniugali e l’importanza attribuita alla purezza inducono i cittadini a scegliere il partner con ponderazione, a risolvere i conflitti nell’armonia e a creare famiglie estremamente stabili, come risulta dai dati forniti all’economista Nicholas Eberstadt dall’Ufficio centrale di statistica il 25 maggio 199059:

Negli anni ’90 si registrò un picco di divorzi in corrispondenza della crisi economica ma, contrariamente al resto del mondo, la tendenza fu stroncata sul nascere dalla campagna per “sostenere le eccellenti tradizioni nazionali” lanciata da Kim Jong Il all’inizio del nuovo secolo60e oggi la Corea del nord vanta i nuclei familiari più coesi del pianeta, superando anche i paesi islamici. «Il numero totale dei casi di divorzio avviati nel 2016 era di 2.000 e, nei primi dieci mesi del 2017, si sono avviati 1.700 casi. Le donne avviano meno casi di divorzio rispetto agli uomini», riportava Pak Kwang Ho all’Onu nel dibattito dell’8 novembre 201761, attestando che i divorzi sono addirittura diminuiti rispetto al passato62. E la compagna Pak Ja Yeon aggiunge: «Il tasso di divorzio della Corea socialista si attesta da molti anni intorno allo 0,1%. È il più basso dell’universo.

In Corea i giovani possono ricevere gratis un appartamento nuovo solo una volta sposati, come domicilio per il nuovo nucleo familiare. Nel caso in cui divorzino, per prima cosa non potranno più abitare quell’appartamento e dovranno tornare a vivere con i genitori. In Corea tutti ricevono gratis un appartamento quando si sposano: proprio per questo, se vogliono divorziare, significa che dovranno correre il rischio di perdere la casa. Quindi, in genere, nessuno osa parlare di divorzio. Sarebbe una faccenda piuttosto delicata63.

Poi è una questione di cultura tradizionale. In Corea molte donne, come da tradizione, credono che il divorzio sia qualcosa di disonorevole e vergognoso. Ciò farebbe perder loro la faccia di fronte a parenti, amici, colleghi e vicini. Dunque non ne parlano mai con leggerezza.

Inoltre in Corea, volendo divorziare, è assai difficile ottenere un vero e proprio divorzio senza le opportune ragioni. Ovvero, oltre al fatto che i coniugi non solo non divorzierebbero mai con leggerezza, ma anche se volessero divorziare, vi sarebbe un ulteriore ostacolo ad aspettarli, a rendere la loro strada per il divorzio irta di difficoltà».

Se nonostante tutto si arriva al divorzio, l’equa soluzione del problema della casa impedisce che il procedimento si trasformi in una truffa legalizzata contro i padri separati come avviene nei paesi capitalistici. Nella stessa direzione agiscono i seguenti articoli della Legge sulla famiglia (24 ottobre 1990):

Articolo 22 (Decisione sull’affidamento dei figli dopo il divorzio).
Nei casi in cui marito e moglie divorziano, l’affidatario dei figli è determinato dalla prospettiva degli interessi dei bambini e dall’accordo fra le parti. Nei casi in cui non è possibile raggiungere un accordo, deve pronunciarsi il tribunale. Se non vi sono cause di forza maggiore, i figli con meno di 3 anni di età vengono cresciuti dalla madre.
Articolo 23 (Spese di mantenimento dei figli).
La parte che non cresce i figli deve pagarne le spese di mantenimento all’affidatario fino a che raggiungono l’età da lavoro. Tuttavia, nei casi in cui l’affidatario afferma che non vuole ricevere gli assegni, è possibile non pagarli. Le spese di mantenimento dei figli sono determinate dal tribunale entro il margine del 10-30% del reddito mensile a seconda del numero di bambini.
Articolo 24 (Esenzione dalle spese di mantenimento dei figli).
Nei casi in cui la parte che paga le spese di mantenimento dei figli abbia perduto l’abilità di lavorare, o in cui l’affidatario si sia risposato e i figli ricevano il sostegno del patrigno o della matrigna, una parte interessata può richiedere al tribunale l’esenzione dal pagamento di dette spese.
Articolo 39 (Divisione della proprietà).
Nei casi in cui un membro della famiglia se ne separi per divorzio o per altri motivi, la proprietà individuale apportata al momento di ingresso nella famiglia, o ricevuta in eredità oppure in regalo, o di altra natura individuale, viene tenuta da ogni individuo, e la proprietà di famiglia acquisita per uso comune nella casa viene divisa e tenuta in accordo fra le parti. Nei casi in cui non sia possibile concludere un accordo, decide il tribunale.

La proprietà viene divisa equamente e senza privilegi. I figli vengono affidati d’ufficio alla madre solo fino al terzo anno di vita, e un genitore adultero non è ritenuto adatto al suo ruolo64. Il pagamento degli assegni cessa quando il figlio compie 16 anni oppure quando l’affidatario si risposa e gli oneri vengono trasferiti al nuovo coniuge, circostanza che peraltro scoraggia i secondi matrimoni affrettati. I pagamenti sono proporzionati al numero di figli da mantenere e non possono in nessun caso eccedere il 30% del reddito, giacché i prezzi degli articoli per bambini sono fortemente sussidiati e lo Stato copre le spese per l’istruzione e l’assistenza sanitaria. Non esistono assegni da versare all’ex coniuge per “mantenere il livello di vita precedente”, principio assurdo che in Occidente incoraggia i divorzi-truffa e arricchisce gli avvocati attivi nel “business del separatificio”.

L’articolo 54 della Legge sulla protezione dei diritti dei bambini interviene afinalità opposte: «Il divorzio è una disgrazia per i bambini. I genitori non dovrebbero divorziare per il bene della crescita e dello sviluppo dei figli. Nei casi in cui una coppia sposata con figli chiede il divorzio, le istituzioni, le imprese, le organizzazioni e i tribunali devono consigliare la coppia, nell’interesse dei figli, affinché non si separi»65. In questo modo la separazione di genitori con figli è un’occorrenza rarissima, che riguarda poche decine di persone in tutto il paese.

Come il divorzio, anche il matrimonio non può essere usato a scopi di parassitismo, ai sensi dell’articolo 19 della Legge sulla famiglia: «Mariti e mogli hanno il dovere di sostenere il coniuge quando questi ha perduto l’abilità di lavorare», e non in qualunque circostanza, per cui non è possibile sposare qualcuno nell’ottica di farsi mantenere. Come i giuristi nordcoreani scrivono con fierezza, il matrimonio è un rapporto fra persone, che disciplina i legami di sangue e le relazioni tra i due sessi, non un contratto d’affari che per giunta privilegia una parte a scapito dell’altra.

Se nel capitalismo il lavoro femminile viene promosso come mezzo di sfruttamento e di disgregazione della famiglia, nel socialismo esso è bensì veicolo di emancipazione, responsabilità e disciplina: «Anche le donne devono partecipare alla vita organizzativa. Gli uomini possono avere delle difficoltà a rieducare le proprie mogli, ma un’organizzazione è in grado di farlo. Se le donne si integrano nella società per lavorare e partecipare alla vita organizzativa, invece di restare chiuse in casa, esse acquisiranno la coscienza rivoluzionaria e si trasformeranno sul modello della classe operaia, sottoponendosi alle critiche e all’educazione in permanenza. Partecipando alla vita organizzativa, le donne rispetteranno più a fondo i propri mariti, si occuperanno delle faccende domestiche con più cura e, infine, contribuiranno all’armonia della famiglia»66.

Le donne formano oggi il 47,8% della forza-lavoro nel paese, sono attivamente coinvolte nella vita politica e perfino militare e costituiscono la più solida base di consenso del regime socialista; non a caso i capi delle unità del vicinato (inminban), l’unità amministrativa più piccola nell’apparato statale, sono quasi sempre di sesso femminile. Anche le mogli che decidono di dedicarsi al lavoro domestico a tempo pieno sono rifornite dal sistema di distribuzione pubblica dei generi alimentari che ne alleggerisce il fardello67 e possono partecipare alla vita economica nazionale. «Quanto alle casalinghe senza impiego, possono lavorare in una squadra di lavoro a domicilio o in una cooperativa a domicilio secondo la loro volontà»68, spiega Kim Jong Nam, capo di dipartimento del Ministero del lavoro, nella sua intervista del 18 aprile 2021 con il reporter Yang Ryon Hui.

In un quadro di autentica uguaglianza di diritti fra uomo e donna e di piena responsabilità dell’individuo nelle proprie opzioni sessuali, il ruolo dei fattori economici e fisici nella scelta del partner si riduce tendenzialmente a zero e vengono in primo piano le qualità etiche e spirituali, avvicinando sempre più l’amore di coppia all’“amore fraterno” che unisce i membri della società socialista:

Nella nostra società la famiglia costituisce la cellula di base della vita. Solo quando la vita familiare è sana e felice la vita sociale nel suo insieme sarà allegra e animata.
I rapporti familiari si distinguono dagli altri rapporti sociali perché fondate su legami di sangue. Nondimeno, poiché fanno parte dei rapporti sociali, fra i membri della famiglia operano i princìpi morali che reggono l’insieme della rispettiva società. Dobbiamo mettere a frutto l’amore coniugale fra marito e moglie, agli affetti familiari che nascono fra genitori e figli e tra fratelli e sorelle nel corso della vita comune, e vigilare affinché si ergano a vero amore fraterno.
Alcuni pensano che i rivoluzionari comunisti siano uomini freddi e aridi, preoccupati soltanto della rivoluzione, che ignorano persino la propria famiglia. Si sbagliano. Amare e rispettare i genitori che l’hanno messo al mondo e fatto crescere è un obbligo elementare di ogni uomo. Chi non ha a cuore i genitori, la moglie e i figli, i suoi congiunti più prossimi, è incapace di amare la patria e il popolo.
Questo non implica tuttavia che si debba assolutizzare l’affetto che lega membri della stessa famiglia. Poiché la vitalità socio-politica è più preziosa della vita fisica e i rapporti di fratellanza sono più importanti dei legami di sangue, l’amore familiare deve essere in ogni caso subordinato al cameratismo. Chi fa la rivoluzione, allo stesso tempo in cui ama la sua famiglia con ardore, è tenuto ad offrirle aiuto fraterno in ogni modo possibile perché lavori fedelmente al servizio della causa rivoluzionaria.
L’osservanza della moralità nell’amore fra uomo e donna è d’importanza cruciale per la purificazione dell’ambiente di convivenza familiare e sociale. Bisogna che i rapporti fra i sessi si sviluppino sulla base di un amore autentico e diventino relazioni fra compagni tese al rispetto della personalità di ciascuno, alla fiducia sincera e all’aiuto reciproco.69

Contro la “furia del dileguare” che affligge la sinistra europea, nei suoi colloqui del 1991 con Son Won Thae, un coreano residente negli Usa, Kim Il Sung riafferma il valore della famiglia come “comunità intermedia” posta a tutela dell’individuo in quegli ambiti che la società nel suo insieme non può gestire: «Voi dite che nella vostra giovinezza eravate già fidanzato senza nemmeno conoscere il nome e l’età della vostra futura moglie. Probabilmente vostra madre aveva scelto per voi una sposa. Sono sicuro che siate felice perché vi siete sposato con la donna scelta da vostra madre. [] La felicità è nella pace del focolare. Pertanto, ogni qualvolta incontro dei giovani, dico loro “kahwamansasong”, a significare che tutto il resto va per il meglio quando in famiglia regna l’armonia»70.

La prospettiva futura non è la piena “autonomia” del singolo individuo, mobilitato nella competizione per accaparrarsi le risorse della società civile e separatodalla sua comunitàd’origine, bensì l’estensione delle logiche solidaristiche e affettive della famiglia alla stessa società civile: «Non dico che nella società comunista non esisterà né famiglia né distinzione fra i figli propri e altrui. Anche in questa società ogni uomo avrà la sua famiglia e i suoi figli e figlie. Ma la grande differenza sarà che la società intera diverrà come una vasta famiglia, ognuno proverà amore e sollecitudine per tutti i bambini, sia i propri che quelli degli altri»71.

Su questo sfondo si articolano i compiti combattivi assegnati da Kim Jong Un nella sua lettera del 20 giugno 2021 al VII Congresso dell’Unione socialista delle donne di Corea:

I tratti morali e culturali delle donne influiscono direttamente sullo stile di vita del paese, sul modo di vita della società e sulle qualità morali della generazione emergente.
Le iscritte all’Unione e le altre donne devono sempre ricordare che la loro bellezza culturale e la loro purezza morale portano a un alto livello di civiltà del paese, alla salute delle famiglie e della società e ci assicurano un futuro radioso.
Devono osservare al meglio il nostro stile di vita e il nostro clima morale, i begli usi e costumi propri della nostra nazione.
Saranno incoraggiate a preferire chima e jogori (abiti tradizionali coreani da donne), a mantenere la nobiltà del vestiario e la raffinatezza dell’aspetto in sintonia con il gusto estetico dell’epoca, a curare scrupolosamente gli affari casalinghi, in modo che in tutti gli aspetti della vita risaltino la nostra eleganza, il nostro gusto, il sentimento nazionale.
Dovranno tenere sempre puliti e brillanti gli interni e gli esterni delle case, le strade e i villaggi ed abituarsi a risparmiare su tutto. Le organizzazioni femminili dovranno assicurarsi che il movimento dei dong e degli inminban fedeli alla bandiera rossa dell’11 luglio e il movimento per la creazione di famiglie esemplari nella cultura di vita socialista non siano soltanto un lavoro amministrativo di abbellimento, ma soprattutto un processo di crescita del livello di civiltà delle donne e di educazione all’amore per la terra natale, la casa e il futuro e allo spirito di diligenza, modestia e parsimonia.
Osservare la cortesia e la buona condotta, promuovere l’armonia della famiglia, aiutare gli altri e contribuire ai rapporti d’amicizia con i vicini costituiscono le eccellenti virtù delle donne coreane.
Le organizzazioni dell’Unione dovranno investire molte attenzioni nel lavoro con le iscritte per onorare le belle qualità morali proprie delle coreane, per promuovere le buone maniere e per generalizzare le azioni virtuose.
Queste nobili virtù umane dovranno manifestarsi nel rispetto dei padri rivoluzionari, degli insegnanti e degli anziani e nell’osservazione volontaria dell’etichetta del linguaggio, del saluto e della morale pubblica.
Tutte le iscritte e le altre donne dovranno avanzare, mano nella mano, verso un futuro luminoso, sotto la parola d’ordine comunista “Uno per tutti, tutti per uno!” che riassume le qualità spirituali e morali della nostra società. Considerare il sacrificio per gli altri come una nobile virtù e una buona azione, condividere gioie e sofferenze con il prossimo, sostenersi, aiutarsi e guidarsi a vicenda, questi sono i rapporti umani forgiati dalla benevolenza e dalla tenerezza che devono costituire la solida base morale della nostra società.
Le donne, in particolare i membri dell’Unione, sono invitate ad apprezzare il valore della famiglia, cellula della società, e farne un nido felice in cui vivere.

Nessuno può sostituirne il ruolo: aiutare i mariti perché siano fedeli al partito e alla rivoluzione, crescere i figli come degni pilastri della Corea socialista, lavorare alla concordia e alla felicità della famiglia.
A dispetto della penuria economica familiare, sempre consapevoli della loro responsabilità di custodi del focolare domestico, di nuore, di mogli e di madri, si prenderanno cura dei parenti del marito e sosterranno con devozione i mariti e i figli perché assolvano perfettamente i doveri che si sono assunti di fronte allo Stato e alla società.
Quando tutti i membri dell’Unione e le altre donne in tutto il paese diventeranno nuore tenere, spose amate, madri attente e vicine generose, la nostra società sarà piena di entusiasmo e di vigore e la forza del nostro Stato crescerà.
Le organizzazioni femminili dovranno creare un ambiente di vita culturale ed emotiva rivoluzionaria fra le iscritte per assicurarsi che conducano una vita piena di ottimismo e ricca di sentimenti. Tenendo conto della psicologia delle nostre donne dotate di profonde emozioni e amanti dell’arte, dovranno organizzare varie attività culturali di massa come la diffusione di canti, le danze collettive, la fruizione di opere letterarie ed artistiche, la recita di poesie. Allo stesso modo, si organizzeranno quotidiane competizioni sportive e giochi ricreativi conformi alla costituzione fisica e ai gusti delle donne. Così nella società risuoneranno le allegre risa delle nostre donne e si respirerà un’aria di vigore e di ottimismo, ispirata dal loro gioioso stile di vita.
Le organizzazioni femminili devono intensificare la lotta contro le manifestazioni antisocialiste e non-socialiste. Dovranno spiegare alle iscritte la verità che queste pratiche malsane sono erbe velenose che spargono i semi della disgrazia sopra la loro culla di felicità, un tumore maligno che minaccia la vita e il futuro loro, delle rispettive famiglie e dei posteri, affinché chiunque detesti e condanni tali pratiche. Anziché tollerare le pratiche che si manifestano intorno a loro e trascurarle come se fossero affare d’altri, dovranno assicurarsi che i membri ne combattano immediatamente e senza transigere le minime manifestazioni come gravi problemi che mettono a rischio il destino del nostro socialismo di stampo coreano e decidono la vita o la morte loro e dei figli. Come guardiane della vitalità politica delle iscritte, dovranno metterle tempestivamente in allarme contro le velleità eterogenee che si manifestano in diversi aspetti della loro vita come il vestiario e il linguaggio, per sradicarle mediante educazione intensiva e lotta ideologica.72

Le ricadute sociali dei comportamenti femminili, intorno a cui il pensiero liberal vietaogni discussione critica, sono al centro dell’attenzione dell’attuale leader che non arretra di un passo dalle posizioni dei precedessori e continua la battaglia per la civiltà. La sua “arma segreta” sono i costrutti culturali, da noi tanto vituperati,che liberano i rapporti fra uomo e donna dalla gabbia d’acciaio del darwinismo sociale e prefigurano l’armonia della futura società comunista, ispirando gesti sempre più nobili:«Il popolo è fortemente commosso dalla storia di Pyon Yong Chong, impiegata della Korean Central News Agency (KCNA) che ha sposato un militare invalido di classe speciale.

È nata e cresciuta nella capitale Pyongyang. Ha lavorato alla KCNA dopo il diploma di studi superiori.

Quando ha saputo che un suo compagno di classe era in punto di morte dopo aver subito una grave ferita nel corso del servizio militare, ha trascorso più di 540 giorni accanto al suo letto per prendersi cura di lui.

È diventata un’infermiera per lui e ha deciso di essere sua moglie.

Non è stata una decisione estemporanea. Solo i giovani della RPDC, con il loro caldo amore per i compagni e il loro collettivismo, possono sfoggiare simili costumi comunisti»73.

Il grande giornalista Andre Vltchek vide con i suoi occhi la superiorità del socialismo antropocentrico: «Ho visto una coppia. Lui vestiva un completo formale, lei indossava un abito da sposa. Poi ho notato i larghi occhiali da sole neri che celavano gran parte del viso dell’uomo: era cieco. Con ogni probabilità era gravemente ustionato, dietro quelle lenti scure. La sua futura moglie era giovane ed attraente. Era felice. Continuava a chiacchierare, a ridere e ad applaudire con gioia. Io ero stupefatto. In Occidente le persone si tradiscono, si abbandonano a vicenda in seguito ai minimi disguidi o dubbi, per le ragioni più egoistiche. E qui una giovane donna attraente si univa felice al suo uomo gravemente ustionato, così potranno lavorare insieme, fianco a fianco, per il resto del loro viaggio di vita».

Questa umanità è insita nella natura stessa del socialismo, è uno di quei «tratti che il capitalismo non potrà mai imitare né possedere»74 perché si fonda su una libertà che di fatto solo alcuni possono esercitare, che disumanizza chi ne viene escluso e corrompe chi ne fruisce, sulla libertà di abbandonare i più deboli sul ciglio della strada e di non sentirsiminimamente responsabili delle conseguenze. In quanto ideale di massima universalità del concetto di uomo e di completa soddisfazione dei suoi bisogni, il comunismo relega una simile “libertà” nella preistoria del genere umano.

1V. Kočetov, Ma, insomma, che cosa vuoi?, Samonà e Savelli, Roma 1970, pp. 403-404.

2Ivi, p. 172.

3Ivi, p. 177.

4Kim Il Sung, Opere, vol. XXVII, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1986, p. 510.

5D. Hudson, The Great Succession, Jakarta 2017, p. 33.

6A. Gramsci, Quaderni del carcere, vol. III, Einaudi, Torino 2014, p. 2163.

7Kim Il Sung, Opere, vol. XLIV, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1999, p. 169.

8Kim Il Sung, Opere, vol. XVII, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1984, p. 75.

9KCNA, 3 novembre 2017.

10Kim Chon Son, I canali ideologici e culturali fuori dal controllo del partito possono essere usati come strumenti contro la rivoluzione, in “Rodong Sinmun”, 19 agosto 1995, p. 6.

11I due autori auspicavano una trasformazione della società in senso socialista accanto alla “rivoluzione sessuale”, dunque non si può incolparli di un processo storico difforme dalle loro attese e di cui Reich, in particolare, aveva previsto gli effetti negativi: «Il risultato di gran lunga più probabile della “potenza orgastica” sarà una pericolosa filosofia della licenza sessuale diffusa ovunque. Come una freccia spinta da un arco estremamente teso, la ricerca di piaceri genitali facili, rapidi e deleteri devasterà l’intera comunità umana» (W. Reich, L’assassinio di Cristo. La peste emozionale dell’umanità, Sugar Editore, Milano 1972, p. 271). Nondimeno, la loro visione resta segnata da un eccesso di ottimismo antropologico e di fiducia nella “natura umana liberata” dai limiti della società, che non tiene conto dei criteri di selezione e delle disuguaglianze insite già nella costituzione biologica degli individui.

12M. Houellebecq, Estensione del dominio della lotta, Bompiani, Milano 2001, pp. 97-98.

13M. Houellebecq, Le particelle elementari, Bompiani, Milano 1999, p. 116.

14Jo Song Baek, La filosofia della leadership di Kim Jong Il, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1999, pp. 189, 183. Nella prima pagina l’autore accenna agli effetti della liberalizzazione sessuale in America, avvertiti perfino dai falchi della guerra fredda: «Attualmente negli Stati Uniti il 40% dei figli nasce fuori dal matrimonio. Il fatto che una ragazza su quattro sia oggi madre single ci fa cogliere la gravità della crisi morale tra i sessi negli Stati Uniti. Ecco perché il professore americano Brzezinski ha affermato che nel XXI secolo la crisi degli Stati Uniti “sarà una crisi morale” e che “troverà la sua espressione concreta nella distruzione della famiglia”».

15Per una prima analisi di questa nuova fase del capitalismo si veda il discorso di Kim Jong Il al Comitato centrale dell’11 marzo 2001, di cui riportiamo le conclusioni: «Per quanto avanzi l’industria informatica, l’onnipotenza del denaro rimane insuperabile in regime capitalista. In questa società, in cui il denaro prevale su ogni cosa e riduce l’uomo in schiavitù, è inevitabile che la vita politica e ideologica e la vita culturale e morale diventino sempre più reazionarie ed immiserite. Questo va oggi considerato come un fattore chiave che definisce l’inevitabilità del crollo del capitalismo» (Kim Jong Il, Opere scelte, vol. XV, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2011, pp. 105-106). Anche il caro leader, dunque, si pronunciava per le teorie del cultural collapse.

16Kim Il Sung, Opere, vol. XXVIII, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1986, p. 227.

17Kim Jong Il, Opere scelte, vol. X, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1999, p. 272. Si confronti l’ingenuità di certi marxisti occidentali, tutto sommato comprensibile nella prima metà del Novecento, con la consapevolezza dimostrata dai filosofi nordcoreani contemporanei sulla questione: «Secondo Freud (1856-1939), la coscienza è sottomessa all’“inconscio”, che è per sua essenza “libido” (energia psichica della pulsione sessuale). La coscienza si produce in seguito al conflitto fra la “libido” e le circostanze sociali. Questa contraddizione comincia a prendere forma al principio dell’infanzia e il destino dell’uomo è fatalmente determinato dal modo in cui il conflitto si struttura. La psicologia freudiana spiega paradossalmente che non solo la psiche e le altre attività mentali dell’uomo, ma anche la lotta di classe, la rivoluzione e gli altri movimenti delle masse popolari per trasformare la vecchia società, tutto è una variegata manifestazione della “libido”, un’anomalia risultante dalla sua repressione. […] Non è difficile comprendere che la tesi secondo cui l’uomo è un essere dominato dagli istinti serve a difendere la società capitalistica retta dalla legge della giungla e a seminare la corruzione e la depravazione nell’animo delle masse lavoratrici» (Kim Song Gwon, Il mondo visto attraverso le idee del Juché, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2014, pp. 49-50).

18Kim Jong Il, Opere scelte, vol. XIV, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2010, p. 178. Il termine Chajusong, privo di un equivalente nelle lingue indoeuropee, designa la “sovranità” dell’uomo che controlla il proprio destino e domina il mondo circostante. La creatività rimanda al processo di attiva trasformazione finalistica della natura, della società e dell’uomo stesso. La coscienza, infine è il riflesso delle leggi obiettive del reale nel pensiero dell’uomo, base del suo potere sovrano e creativo. Tutti e tre sono attributi storico-sociali che l’uomo sviluppa nel rapporto con i propri simili, non proprietà innate.

19Giovenale, Satire, Oscar Mondadori, Milano 2011, p. 85.

20Respingiamo il veleno ideologico e culturale imperialista, in KCNA, 1º giugno 1999. Che cosa i nordcoreani intendano per decadenza è esemplificato da un articolo del professor Kim Hong Il: «La decadenza politica e culturale degli Stati Uniti porta con sé la discriminazione razziale, le frodi e gli inganni delle organizzazioni politiche, la criminalità, il divorzio, la gravidanza minorile, il matrimonio omosessuale e l’aborto, “cancri sociali” propri di un’America che ha da tempo abdicato alle sane ragioni della società umana» (http://www.ryongnamsan.edu.kp/univ/en/research/articles/f2bff080785c76aa81dbaffce7dea0ad?fbclid=IwAR2RkmPS_AvfrJx0V5mn2rFkxt4QqYzvU1uZAYpf8EjsZY4abCZDiMkhpZk). La “libertà sessuale” viene equiparata al razzismo in quanto ambedue veicolano gli istinti umani più primitivi e bestiali che una società sana deve neutralizzare.

21Per statistiche complete e dettagliate vedi https://incels.wiki/w/Demographics_of_inceldom

22In uno degli articoli più controversi nella storia del “Rodong Sinmun”, diretto contro l’apertura del governo di Seul alle famiglie multirazziali, il giornalista Choe Mun Il scriveva: «Ora che il l’egemonismo e il colonialismo costituiscono una minaccia al destino delle nazioni deboli, negare la peculiarità e i vantaggi della nazione omogenea è un atto di tradimento che indebolisce lo spirito della nazione. […] Se non si mantiene l’omogeneità etnica, è impossibile difendere la nazione e il destino degli individui dalle manovre egemoniste degli Usa…» (KCNA, 27 aprile 2006). Dietro queste formulazioni è facile scorgere il timore che la competizione genetica con altri gruppi etnici penalizzi i maschi sudcoreani sul “mercato sessuale”.

23K. Marx – F. Engels, Opere complete, vol. III, Editori Riuniti, Roma 1976, p. 176. Questo punto fondamentale del contrasto fra capitalismo e socialismo fu messo a fuoco dal professor Dino Fiorot nel suo rapporto al seminario di Parigi nel febbraio 1993: «Secondo la democrazia basata sull’individualismo, gli individui pensano ponendo i propri interessi al centro e pertanto possono realizzare la loro indipendenza mediante limitazioni e restrizioni reciproche. Secondo la democrazia jucheana basata sul collettivismo, le masse del popolo costituiscono un organismo socio-politico che condivide il medesimo destino e pertanto la loro indipendenza si realizza attraverso la cooperazione fraterna» (D. Fiorot, Le idee del Juché e la democrazia, in “Studio delle idee del Juché”, n. 62, luglio 1993, p. 45).

24Kim Jong Il, Opere scelte, vol. X, cit., p. 97. La locuzione “socialdemocrazia moderna”, usata in origine per designare la politica di Gorbačëv dal 1990, si attaglia perfettamente alle socialdemocrazie scandinave che, come ogni revisionismo, intendono le misure di uguaglianza sociale come un semplice presupposto della massima libertà individuale possibile.

25Kim Jong Il, Opere scelte, vol. X, cit., p. 437.

26La stima dei giovani e il futuro della RPDC, 28 agosto 2021.

27Kim Jong Il, Opere scelte, vol. IX, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1997, p. 28.

28Storia del destino dell’uomo, a cura dell’Associazione dei sociologi di Corea, Pyongyang 2016, § 3.

29Aforismi di Kim Jong Un, vol. I, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2016, p. 27.

30Kim Il Sung, Opere, vol. XIV, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1983, pp. 421-422. Sempre in tema di cinema, è interessante questa osservazione del 1º novembre 1968: «Noi abbiamo visto parecchie volte il film sovietico Il cammino deitormenti. È vero che il film contiene certo non pochi aspetti che urtano i sentimenti dei Coreani. I film europei trattano spesso del “triangolo amoroso” e questo non fa eccezione. Questa forma di amore interessa gli occidentali, ma non il nostro popolo e, d’altronde, essa è in conflitto con l’etica coreana» (Opere, vol. XXIII, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1985, p. 149). La promiscuità è dunque bandita senza appello.

31Kim Il Sung, Opere, vol. L, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2009, pp. 106-107.

32Ivi, p. 112. Non fu un matrimonio combinato perché, come appare dal suo dialogo con Kim Il Sung, la decisione di sposarsi spettò alla donna: «“Vi ringrazio per la vostra decisione d’essere la compagna di vita di Wol Yong. Spero che porterete i miei saluti a vostro padre”, dissi. La donna mi fece una profonda riverenza. “No, siamo noi piuttosto che dovremmo ringraziarvi… Costruirò una bella famiglia e mi prenderò cura di mio marito”» (p. 114).

33Kim Il Sung, Opere, vol. XLIX, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2009, pp. 363-364.

34In Han Sorya, Il generale Kim Il Sung e la cultura nazionale, p. 28.

35Aneddoti su Kim Il Sung, vol. I, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2007, p. 21.

36Kim Il Sung, Opere, vol. VII, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1981, p. 118. L’ipergamia è descritta dal leader come una tendenza retrograda e parassitaria che ostacola l’edificazione del socialismo e la stessa emancipazione femminile: «Attualmente certe ragazze nelle campagne pensano a sposarsi unicamente con operai urbani o impiegati d’ufficio. Questo significa che vogliono essere “dame accomodate”, che non lavorano. Non c’è niente di lodevole nel passeggiare semplicemente per le strade sotto un parasole. Nella nostra società di oggi non le passeggiate oziose, ma il duro lavoro è una sorgente d’orgoglio» (Opere, vol. XII, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1983, p. 355).

37In “Chosǒn Yǒsǒng”, luglio 1982, riportato in K. Sechiyama, Patriarchy in East Asia, Brill, Leiden 2013, p. 220, con il seguente ovvio giudizio negativo: «Il patriarcato è chiaramente in agguato dietro questa visione della donna. Vediamo le norme confuciane usate per puntellare il Grande Leader e il suo successore in uno Stato-nazione presentato al popolo come una gigantesca società familiare basata su finti legami di sangue. In altri termini, la nazione nel suo complesso si è trasformata in un gigantesco ordinamento patriarcale. In questo contesto non sembra strano vedere applicate alle donne norme che assomigliano molto alle norme confuciane tradizionali».

38J. Halliday, Women in North Korea: An interview with the Korean democratic women’s union, in “Bullettin of Concerned Asian Scholars”, 17 marzo 1985, p. 53.

39Ivi, pp. 53-54. «Nel 2008, nel 2011 e nel 2015 il numero di persone condannate per stupro è stato rispettivamente di 9, 7 e 5», riporta il § 48 del documento inviato all’Onu il 16 giugno 2017: https://digitallibrary.un.org/record/1293825/?

40Kim Il Sung, Opere, vol. L, cit., p. 235. L’articolo 4 della Legge sull’uguaglianza dei sessi afferma: «Come gli uomini, le donne sono libere di sposarsi. Ogni matrimonio forzato, senza il consenso dei futuri coniugi, è vietato» (Opere, vol. II, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1980, p. 306).

41Giovani lodati per gesti altruistici, “The Pyongyang Times”, 16 gennaio 2021.

42Kwon Hyo Song, Un’infermiera diviene sposa di un soldato disabile, “The Pyongyang Times”, 29 maggio 2020.

43Kwon Hyo Song, Una donna convola a nozze con un soldato disabile, “The Pyongyang Times”, 2 luglio 2019.

44Una donna si sente felice della sua vita coniugale, “The Pyongyang Times”, 8 marzo 2020.

45Kim Jong Il, Opere scelte, vol. XII, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2008, p. 406. Non solo gli invalidi d’onore, ma anche i semplici smobilitati ricevono un trattamento preferenziale, come si evince da questa direttiva del 27 febbraio 1979: «Il Complesso dei fertilizzanti di Hungnam e il Complesso di vynalon 8 Febbraio sono invitati a sbrigarsi con la costruzione delle case,poiché molto presto dovranno accogliere i soldati smobilitati. [] Sono uomini che tornano dopo un lungo servizio nell’Esercito popolare per il partito e il leader, per la patria e il popolo. Per questo i segretari del partito e i direttori della fabbriche e delle imprese devono aiutarli a sposarsi ed approntare le case non appena arrivano. Questo è un importante dovere di loro competenza» (Kim Il Sung, Opere, vol. XXXIV, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1988, pp. 239-240).

46Dal § 134 del rapporto inviato all’Onu il 19 dicembre 2018: https://digitallibrary.un.org/record/3833391 L’articolo 6 della Legge sulla protezione dei disabili (18 giugno 2003) recita: «Lo Stato rafforza l’educazione del popolo affinché i disabili siano trattati con nobile amore umano e senza alcuna discriminazione e ricevano sincero sostegno».

47https://thesocietypages.org/ccf/2014/11/24/marriage-rates-among-people-with-disabilities-save-the-data-edition/

48Jo Song Baek, op. cit., p. 189. Queste righe sono state scritte alla fine del secolo scorso, da allora la situazione è peggiorata fino alle “elezioni incel” del marzo 2022: https://unherd.com/2022/02/will-incels-decide-koreas-election/

49Kim Jong Un, Per accelerare la vittoriosa avanzata del socialismo, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2018, pp. 118-119.

50La distinzione classica fra licenza e libertà, messa in soffitta dal pensiero moderno, è tenuta ferma dal caro leader nella sua teoria della natura umana: «Per un rivoluzionario, non esiste libertà o dignità nel vivere a proprio capriccio, alienati dalla vita dell’organizzazione. Vivere facendo di testa propria è licenza, non libertà. Se si confonde il libertinismo con la libertà della persona, questa libertà non si differenzia in nulla dalla vita degli animali» (Kim Jong Il, Opere scelte, vol. X, cit., p. 206).

51Kim Il Sung, Opere, vol. L, cit., p. 109.

52G. Riva, Andare a scuola in Corea, Jaca Book, Milano 1973, pp. 38-39.

53Di ciò si erano avveduti anche gli autori dei manuali sovietici: «Con il comunismo la famiglia cesserà di essere una cellula economica, pur conservando le sue funzioni di regolamentazione dei rapporti fra i sessi, di riproduzione della specie e parzialmente di educazione dei figli. I rapporti familiari perderanno la loro natura classista e saranno regolati dalle norme della morale comunista» (V. Afanasjev, Fondamenti di filosofia marxista-leninista, Edizioni Progress, Mosca 1986, p. 275).

54Jo Song Baek, op. cit., p. 154.

55Hong Chi Ok, Lo status sociale delle donne russe, in “Chosŏn yŏsŏng”, n. 1, settembre 1946, pp. 50-54. Come afferma il giudice Jeong Jin Wu, protagonista del romanzo Amici di Paek Nam Nyong (1988) impegnato nella riconciliazione dei coniugi in un caso di divorzio, «l’esogamia è vista come una vittoria “legale” per le donne nella storia dell’umanità» perché limita la poligamia maschile e – come abbiamo visto – l’ipergamia femminile. Pertanto le misure restrittive sono motivate anche nell’interesse delle donne: nel socialismo i diritti dell’uomo e della donna non si limitano a vicenda, ma avanzano insieme.

56Cfr. Suzy Kim, Everyday Life in the North Korean Revolution, Cornell University Press, Washington 2013, pp. 186-187. Queste norme sono recepite nell’articolo 20 della Legge sulla famiglia: «La relazione fra marito e moglie scompare con il divorzio. Il divorzio può avvenire solo in seguito a procedimento giudiziario. Le sentenze di divorzio hanno effetto legale dal momento in cui sono emesse fino a tre mesi».

57Baek Young Hun, Caratteristiche chiave della Legge sulla famiglia nella Repubblica popolare democratica di Corea, in “Gazzetta dell’Università Kim Il Sung”, vol. LXVI, n. 1, 2020, p. 44. Per un sommario archivio delle principali leggi nordcoreane tradotte in inglese vedi https://www.lawandnorthkorea.com/

58J. Halliday, op. cit., p. 55.

59N. Eberstadt – J. Banister, The Population of North Korea, University of California, Berkeley 1992, p. 64.

60Diceva allora il caro leader ai dirigenti del Comitato centrale: «Ognuno deve amare i propri genitori e osservare le buone maniere in famiglia. I figli debbono prestare orecchio alle parole dei genitori ed ascoltarne le giuste e sagge ragioni, ma non sempre lo fanno. Quel che è peggio, spesso capita che ragazzi e ragazze si sposino a capriccio, senza curarsi di ciò che ne pensano i genitori. In passato i giovani si sposavano con il consenso dei genitori e non osavano divorziare a piacimento. Fin dai tempi antichi nel nostro paese vige il buon costume di vivere insieme tutta la vita dopo il matrimonio. Se qualcuno divorziava, era un’onta per tutta la famiglia i cui membri non osavano più farsi vedere in pubblico. Ma ai giorni nostri le cose sono cambiate. Succede perfino che alcune donne non trattino bene i suoceri. È opportuno insistere sull’educazione affinché le norme dell’etica famigliare siano rispettate» (Kim Jong Il, Opere scelte, vol. XV, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2011, p. 299).

61https://digitallibrary.un.org/record/1318304?

62«Dal 2003 circa il 30% dei casi di divorzio sono stati risolti mediante la riconciliazione tra le parti», precisa il § 64 del rapporto inviato da Pyongyang all’Onu l’11 aprile 2016: https://digitallibrary.un.org/record/836098?

63Dall’articolo 50 del Codice civile: «Nei casi in cui sorge una disputa fra le parti in divorzio sul diritto di usare un’abitazione di proprietà dello Stato, l’istituzione politica popolare indica una nuova persona con il diritto di usare l’abitazione in base alla copia certificata della sentenza del tribunale interessato». Questo piccolo accorgimento rimuove le basi giuridiche del gold digging.

64In Corea del nord l’adulterio non costituisce reato, ma è ugualmente punito dall’articolo 221 del Codice delle sanzioni amministrative: «Chi ha divorziato per scopi e motivi ingiusti, o ha abitualmente condotto una vita di adulterio e dissolutezza, o ha avuto una vita coniugale con un’altra persona senza sottoporsi alle procedure di divorzio, è punito con un’ammenda o con fino a 3 mesi di rieducazione attraverso il lavoro. In circostanze gravi, è punito con più di 3 mesi di rieducazione attraverso il lavoro». Inoltre l’articolo 257 del Codice penale afferma: «Chi ha sposato parecchi individui o distrutto la famiglia altrui per motivi ignobili come la cupidigia è punito con lavori forzati fino a 1 anno. Nei casi gravi, è punito con rieducazione attraverso il lavoro fino a 2 anni».

65La monogenitorialità oggi diffusa nei paesi capitalistici viene additata come causa di disordine psichico e di debolezza caratteriale: «Ho sentito che in Corea del sud ci sono più di 300 disertori ogni anno. La maggior parte di essi viene da famiglie monoparentali. Spesso sono oggetto di bullismo nell’esercito. Alcuni perfino si suicidano durante la fuga. Se vuoi essere un soldato competente, per prima cosa ti occorre forza di volontà. La società matrilineare, la peccaminosa società del capitalismo trasforma uomini forti in deboli “femminucce”», dice la compagna Pak Ja Yeon. Per lo stesso ordine di ragioni, il matrimonio omosessuale è fermamente respinto: http://www.ryongnamsan.edu.kp/univ/ko/research/articles/08419be897405321542838d77f855226?cp=201

66Kim Il Sung, Opere, vol. XXXVIII, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1995, p. 82.

67«La distribuzione pubblica dei generi alimentari migliora la dieta quotidiana dei lavoratori e opera per liberare le donne dal fardello del lavoro domestico», recita l’articolo 39 della Legge sul commercio socialista.

68Unità economiche ausiliarie sorte nella campagna di massa per la produzione dei beni di consumo del 3 agosto 1984: «Adesso nel nostro paese esistono le cooperative domiciliari e le squadre di lavoro domiciliare, in cui le casalinghe si riuniscono e confezionano lavori di ricamo o producono diversi articoli d’uso corrente con materiali forniti dallo Stato» (Kim Il Sung, Opere, vol. XXXVIII, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1995, p. 19).

69Kim Jong Il, Opere scelte, vol. IX, cit., pp. 65-66.

70Kim Il Sung, Opere, vol. XLIII, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1998, p. 84. Anche l’attuale leader mostra particolare sensibilità al problema dei corpi sociali intermedi, ad esempio nel suo discorso del 26 luglio 2012: «Il patriottismo non è un concetto astratto. Esso nasce in seno alla famiglia. Il sentimento patriottico germoglia dall’amore per i genitori, il consorte e i figli, per la terra natia e per il luogo di lavoro, e si evolve vieppiù in amore per la patria e il popolo. Chi non sente questo affetto iniziale non può amare il paese e la nazione né essere un autentico patriota. Dobbiamo educare tutti i membri del partito e gli altri lavoratori perché prima amino i propri congiunti e poi si adoperino per allestire come si deve le case, i villaggi e i luoghi di lavoro destando l’invidia di tutti, come veri patrioti pronti a lavorare con probità e a sacrificarsi per dare lustro al proprio paese, alla nostra patria»(Kim Jong Un, Verso la vittoria finale, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2013, p. 138).

71Kim Il Sung, Opere, vol. XV, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1983, pp. 315-316.

72Kim Jong Un, L’Unione delle donne come forza propulsiva per lo sviluppo del socialismo di nostro stampo, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2021, pp. 11-15.

73KCNA, 27 maggio 2021. «Al contrario di questo, nella società capitalistica in cui regnano l’estremo individualismo e la sofistica dell’onnipotenza del denaro, le speranze e le aspirazioni dei giovani rincorrono piani per fare soldi e tattiche per primeggiare nella lotta per la sopravvivenza. Qualità etiche come l’amore umano e le virtù elementari svaniscono nell’insieme della sfera sociale» (La terra e il seme, 15 luglio 2021).

74Kim Jong Un, Per edificare una nazione fiorente, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2016, p. 144.