La parola femminismo generalmente nella nostra società ha una connotazione positiva. Taluni possono considerare questo movimento anacronistico ma non sarebbero mai in grado di trovare qualcosa di negativo in esso perché tutti partono dal presupposto che il femminismo ricerchi la parità e ovviamente, messa così, non può suonare male. Molti però non hanno ben chiare le conseguenze che i vari movimenti femministi hanno avuto e stanno avendo sulla società, altrimenti il loro pensiero sarebbe ben diverso. La loro visione del femminismo è quindi blupillata, ovvero filtrata dal pensiero dominante e ogni tentativo di porre il femminismo sotto una luce differente rende l’autore passibile di stigmatizzazione sociale. Come sapete, però, in questa pagina ce ne freghiamo altamente del politicamente corretto e ora andrò a farvi una analisi redpill di questo fenomeno e a vedere perché il femminismo è sbagliato e perché ha fallito.
Non lontano da dove vivo c’è un cimitero inglese, che custodisce le spoglie di alcuni soldati morti nella Prima Guerra Mondiale.Nel visitarlo, la prima cosa che colpisce è l’età dei defunti.
Sulle lapidi di marmo, perfettamente ordinate e conficcate nel prato inglese, l’età riportata è di 18, 21, talvolta 25 anni, centinaia di vite spezzate ancora prima di essere vissute.
Adesso, io vorrei che faceste un salto indietro di un secolo esatto e provaste ad immaginare di essere un ragazzo diciottenne di qualche paesello sperduto della Cornovaglia.
La vostra vita scorre serena, anche se faticosa per il duro lavoro nei campi.
I divertimenti a disposizione sono pochi ma siete abituati così e riuscite a trarre gioia dalle piccole cose. Avete, come tutti i ragazzi della vostra età, il desiderio di mettere da parte qualche soldo e trovarvi una compagna, avere dei figli e fare una vita semplice, normale, come tutti.
Un bel giorno vi vengono a dire che, dall’altra parte dell’Europa, l’esercito austro-ungarico ha sfondato le linee nemiche ed è entrato in Italia, occupandone parte del territorio, e , siccome questo Paese è un vostro alleato, dovete anche voi andare a combattere e dare una mano per contrastare l’avanzata del nemico.
Voi non siete mai usciti dalla vostra contea e quasi non sapete dove sia, l’Italia.
Non avete mai conosciuto un italiano in vita vostra, né un austriaco, e non capite perché dovreste andare a sparare contro qualcuno che non vi ha fatto nulla.
Ma la società funziona così, dovete “fare l’uomo” e partire, perché qualcuno in alto ha deciso che potete essere usati come pedine nella grande macchina bellica.
Così fate i vostri bagagli, salutate i vostri cari, i vostri campi e le vostre mucche e partite.
Pochi giorni dopo vi trovate immersi in un conflitto sanguinario insieme ad altre migliaia di giovani come voi.
I vostri coetanei più fortunati, che sono riusciti a rimanere in patria, vengono costantemente umiliati da un gruppo di donne chiamate “Suffragette”,che hanno appena fondato un movimento femminista, e che vanno in giro a distribuire piume bianche (simbolo di disonore) a uomini a caso che, anziché essere a far compagnia a voi in trincea, sono colpevoli di trovarsi per strada in abiti borghesi.
Queste signorine,che dicono di battersi per la parità fra uomini e donne, non colgono l’incoerenza tra il pretendere la parità dei sessi e lo starsene a casa al calduccio a rompere i coglioni agli altri mentre le persone di sesso opposto al loro sono impegnate in una guerra mondiale.
Questi problemi però non vi toccano perché avete altro a cui pensare, ovvero schivare i proiettili che costantemente gli austriaci vi lanciano addosso. Siete da tempo in attesa di ricevere dai vostri superiori l’ordine di procedere alla controffensiva e di scagliarvi contro il nemico. Siete tremendamente angosciati perché sapete che le probabilità di lasciarci le penne sono altissime, ma vi fate coraggio insieme ai vostri compagni e cercate di tirare avanti.
Quel triste giorno però arriva e così, ligi al dovere, andate all’assalto.
Il cielo è fumoso e si sentono ovunque le urla strazianti dei feriti, miste all’incessante esplodere di munizioni.
Scavalcate una barriera di filo spinato e cadete a terra nel fango. Vi rialzate e andate incontro al nemico sparando quasi alla cieca.
Ad un certo punto una granata vi cade addosso e vi colpisce in pieno, mettendo fine alla vostra giovane vita.
Il vostro corpo e la vostra faccia sono così devastati che vi devono riconoscere attraverso la targhetta che portate al collo; tutti i vostri sogni, speranze, ambizioni, desideri e progetti di ragazzo poco più che adolescente finiscono lì, in mille pezzi, in un campo a migliaia di chilometri da casa.
La storia di questo soldato, con alcune variazioni, è la storia di milioni di soldati, partiti e mai più ritornati.
Ora, immaginate di andare a dire a questo ragazzo che, cent’anni dopo:
- Il suo lavoro è stato sostituito da una macchina, che lo fa pure meglio
- Non ci facciamo più le guerre tra vicini di casa, in compenso facciamo entrare in Europa liberamente ogni genere di popolazione totalmente estranea che fa attentati un giorno sì e l’altro pure.
- Ormai in pochi pensano a farsi una famiglia, nessuno in Europa fa più figli tranne le popolazioni del punto precedente.
- Lui è passato alla storia come un oppressore e un privilegiato
- Le Suffragette come eroine e come pionieri di un movimento rivoluzionario.
Aberrante, no?
Eppure di fatto è ciò che succede quotidianamente e questo trend sta andando avanti più o meno da 40-50 anni, a partire dalla generazione-cancro 68ina.
Finisco sempre con il litigare quando discuto con mio padre (un appartenente alla generazione appena menzionata) sulla società ante guerra, periodicamente cerca di spiegarmi quanto le donne fossero svantaggiate in passato, usando l’esempio di mia nonna che ricevette un’eredità più bassa rispetto ai fratelli in quanto donna.
Peccato che uno dei suoi fratelli, nato a Dicembre del 1898, a 19 anni stesse a combattere insieme al soldato della storiella di cui sopra e a cercare di evitare di fare la sua stessa fine, mentre alle donne neanche per sogno veniva richiesto di andare a combattere (piuttosto mandavano ragazzini adolescenti ma mai le donne).
Peccato che il grosso dei lavori più faticosi e pericolosi a quel tempo li facessero gli uomini.
Peccato che un uomo senza soldi a quel tempo fosse spacciato mentre una donna poteva comunque migliorare la propria condizione attraverso il matrimonio.
Insomma, nel condannare la società tradizionale mi sembra che ci si concentri esclusivamente su ciò che le donne non avevano e non si vadano mai ad analizzare invece tutti i privilegi di cui disponevano.
Da un giornale del 1988:
“In Italia, i cittadini di sesso maschile ultranovantenni sono circa 40mila, quelli di sesso femminile quasi il triplo:117mila”
E il bello è che molti di questi privilegi rimangono tuttora, anche se magari in forma non giuridicamente riconosciuta.
Molti ristoranti, ad esempio, continuano a presentare due menu diversi per uomo e donna, dei quali solo quello maschile contiene il prezzo.
Eppure questo è un retaggio della società tradizionale, quando le donne erano spesate in tutto perché non lavoravano, ma quante donne al giorno d’oggi rinunciano a questo genere di privilegi in nome della parità fra i sessi?
- Perché nasce il femminismo
Uomini e donne assumono comportamenti differenti per quanto riguarda la selezione sessuale.
I primi tendono alla poligamia, cioè all’accoppiarsi con più donne possibili per avere maggiori probabilità di trasmettere i propri geni, le seconde, potendo invece rimanere incinte di un solo uomo, tendono all’ipergamia, cioè a scegliere il maschio migliore possibile, quello con i geni migliori e con migliori
probabilità di garantire la sicurezza e la salute dei suoi figli (questo è il motivo per cui la donna, a differenza dell’uomo, dà importanza anche all’aspetto materiale).
Allo stato di natura, questa differenza tra uomo e donna crea enormi sproporzioni tant’è che è stato calcolato che 8000 anni fa solo un uomo riusciva a riprodursi per ogni 17 donne che erano in grado di farlo (fonte originale). Insomma c’era una piccola elite di uomini che aveva tutte le donne e una maggioranza che non ne aveva nessuna. Una situazione simile non crea certo i presupposti per una società funzionale, in cui tutti diano il proprio contributo.In fondo, se non posso neanche riprodurmi, chi me lo fa fare di sbattermi tanto per il benessere collettivo?
Fu questo probabilmente il motivo che portò gli uomini ad organizzarsi diversamente e a stabilire che ad ogni uomo dovesse spettare al massimo
una donna e viceversa, questo almeno in pubblico (di fatto sappiamo che una percentuale di donne ha sempre cornificato il proprio uomo facendogli mantenere figli non suoi).
Questo tipo di organizzazione, che
molti chiamano con disprezzo “patriarcale”, è ciò che ha permesso all’umanità migliaia di anni di benessere e di sviluppo economico del quale hanno beneficiato anche e soprattutto le donne (dal momento che la vita di un uomo generalmente era fatta di lavori massacranti, quando era più fortunato, e di guerre quando gli andava peggio).
Ora il livello di sviluppo (in occidente almeno) è ormai tale da non esserci più bisogno degli uomini come forza lavoro e quindi il ruolo maschile si è ridimensionato e la società ha visto il proliferare di movimenti come
quello femminista in cui le donne rivendicano di potersi comportare come le loro antenate preistoriche, andando tutte verso i maschi migliori e creando nuovamente un’enorme disuguaglianza sociale in ambito sessuale, ma senza rinunciare al benessere moderno.
La gente che parla di
“libertà sessuale” non si rende conto che la libertà sessuale è solo una prerogativa di quasi tutte le donne e di una ristretta fetta di uomini.
- “Ma almeno ora le donne sono felici, indipendenti e libere di scegliere, prima non avevano scelta!”
Ma perché, ora che le donne hanno scelta, quante ne vedete a fare i lavori pesanti che prima facevano gli uomini? Io non ho mai visto una femminista in cantiere o in fabbrica e neppure chiedere le quote rosa per quei lavori.
Semplicemente prima era obbligatorio che gli uomini lavorassero e le donne stessero a casa, sia perché l’uomo è fisicamente più forte e resistente, sia perché ovviamente i figli li fa e li accudisce la donna e di fare figli c’era necessità. Non si può confutare questa banale evidenza.
Che siano felici poi è un’altra affermazione smentita dai fatti.
Il tasso di depressione fra le donne è in continuo aumento negli ultimi decenni.
Nel tentativo di assumere un ruolo maschile esse hanno forzato la loro natura e non sono state in grado di gestire lo stress relativo. Per fare carriera sacrificano la famiglia, ma poi verso i 35-40 anni si accorgono che la loro vita è misera e così cercano di rimediare, ma per molte è già troppo tardi e così finiscono per fare le gattare rompicoglioni, acide e misantrope.
La libertà di ipergamare le rende ancora più frustrate perché ovviamente ognuna vorrebbe l’esclusiva sul figo di turno, ma i fighi sono pochi e loro sono tante e così al massimo vengono solo usate e scaricate e una aspettativa disillusa ovviamente genera infelicità; poche però hanno l’obiettività di capire le proprie reali potenzialità, e in questo la colpa è anche degli uomini che purtroppo, ridotti a dover elemosinare una vagina come un tozzo di pane, pompano il loro ego con complimenti immeritati ed esagerati all’inverosimile. Insomma, questa situazione, oltre che per gli uomini, è deleteria anche per le donne.
Il femminismo non ha liberato le donne, anzi ha rovinato sia le donne che gli uomini. Il femminismo ha perso.
- Il Femminismo nella società di oggi e di domani
Se il passato del femminismo era fatto di rivendicazioni giuridiche che potevano avere un senso (nonostante i privilegi maschili in ambito giuridico, come abbiamo visto, fossero dovuti ad un maggiore rischio sociale) il presente del femminismo è un qualcosa di ridicolo, con capricci e rivendicazioni assurde continue.
Si va dal manspreading, al considerare ogni minimo gesto maschile come molestia, al distorcere ridicolmente la lingua italiana per creare nuovi vocaboli che si confacciano ai nuovi ruoli ricoperti sempre da più donne (vedi “sindaca”). Come corollario del femminismo c’è poi l’appoggio ai vari movimenti LGTB.
Stendiamo un velo pietoso anche sui vari Huffington post, Alpha Woman e Abbatto i muri.
Siamo passati quindi da una mascolinizzazione della donna ad un tentativo vi femminizzazione dell’uomo, che assume comportamenti sempre più femminili, il tutto ovviamente nell’interesse del capitalismo. Infatti, perché vendere prodotti depilatori alle donne e pantaloni agli uomini quando puoi vendere entrambi i prodotti sia agli uomini che alle donne?
Nel frattempo la società va Aramengo, le famiglie sono passate di moda,il tasso di natalità è crollato e siamo in piena crisi economica e prossimi al collasso e, nel mezzo di tutto ciò, stanno arrivando frotte di individui totalmente estranei alla nostra cultura che stanno creando tutta una serie di problemi di tipo sociale ed economico.
Questa invasione, che viene favorita principalmente dalle donne, entro poche generazioni decreterà l’estinzione degli europei autoctoni o almeno di gran parte di essi, e chi lo nega o è completamente stupido o è in malafede.
Bastano infatti delle elementari nozioni di matematica per accorgersi che un basso tasso di natalità europeo, sommato ad un alto tasso di natalità extraeuropeo, sommato ad una costante immigrazione extraeuropea porteranno nel giro di poche generazioni gli europei ad essere una minoranza nel loro stesso continente. E se qualcuno ancora è troppo tardo per arrivarci e ha bisogno dei disegnini ecco che abbiamo pronti anche quelli.
In cosa consiste la differenza tra noi e le persone che ci sostituiranno? Semplice, queste ultime hanno ancora un’impostazione della società di tipo tradizionale e patriarcale.
La cosa ridicola della situazione in cui ci troviamo è che è lo stesso femminismo a creare le basi per la sua stessa distruzione e quando il processo sarà completato probabilmente le donne godranno di ancora meno libertà di quelle che erano garantite nella società patriarcale ante guerra.
Ecco a cosa ha portato il femminismo, al suicidio etnico e ad un peggioramento complessivo della qualità di vita.
Del resto ci sarà un motivo se i nostri antenati hanno impostato la loro società in un certo modo, no? Lo hanno fatto perché quello era il modo più funzionale per garantirci la sopravvivenza e il progresso.
Il femminismo è solo una conseguenza del progresso, una sorta di moda alla quale si può aderire solamente in un periodo di prosperità come quello che stiamo vivendo, e che certo non ci è stato donato dalle femministe.
Ma la crescita economica non è illimitata e lo stiamo osservando negli ultimi anni; ogni società ha un suo inizio, un suo sviluppo e una sua fine.
Un efficace paragone lo possiamo fare con l’Impero romano, la cui decadenza è stata spiegata molto efficacemente da Indro Montanelli nel suo libro
“Storia di Roma”.
Nella Roma repubblicana degli inizi “I cittadini vissero più scomodi e sacrificati, ma anche più ordinati e sani di quelli dell’Impero. […] Teoricamente il divorzio esisteva. Ma il primo di cui abbiamo notizia avvenne due secoli e mezzo dopo la fondazione della repubblica”
Poi Roma vince le guerre puniche e grazie al bottino di guerra sperimenta un periodo di benessere e prosperità al quale segue una decadenza di costumi. Le donne iniziano a reclamare la poligamia, prendono numerosi amanti e non fanno più figli.
Avviene a questo punto il passaggio dalla struttura repubblicana a quella imperiale, in questo contesto si inserisce Giulio Cesare.“Cesare aveva capito che non c’è più nulla da sperare dai romani di
Roma, oramai ammolliti, imbastarditi, ed incapaci di fornire altro che degli intrallazzatori e dei disertori. Egli sapeva che il buono era solo in provincia, dove la famiglia era rimasta salda, i costumi sani, l’educazione severa”.
Nella fase imperiale Roma è al suo apice ma al suo interno è completamente rosa. L’aborto è una pratica comune, i cittadini vivono in maniera dissoluta e il matrimonio è un’istituzione senza valore.
In un contesto simile i barbari trovano gioco facile e iniziano a diventare sempre più minacciosi, inizia a prendere piede una nuova religione chiamata Cristianesimo
“L’aborto e l’infanticidio furono aboliti ed esecrati dai cristiani in
mezzo ad una società che sempre più li praticava e ne stava morendo. […]
Un regime di vita ordinato e casalingo era la regola fondamentale. […]
Non c’era, si può dire, città in cui il vescovo non fosse migliore del
prefetto. […] Così, non più come centro politico di un Impero, ma come
cervello direttivo della Cristianità, Roma si apparecchiò a ridiventare
caput mundi”
Vi ricorda qualcosa? Ora, alla luce di tutto ciò,cosa ne pensate? Secondo voi il femminismo è veramente così positivo oppure è piuttosto un cancro sociale? La risposta a questa domanda determinerà quanto siete redpillati.
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