Abbandono scolastico: un problema di genere…maschile

Sentiamo spesso parlare di disparità a svantaggio delle donne: qualsiasi sia l’ambito o il contesto le discriminazioni femminili sembrano essere sempre la priorità. Partendo dalla questione del lavoro fino ad arrivare alla sessualità, veniamo continuamente travolti da una narrazione che vede le donne oppresse e vittime di uno stato di diseguaglianza rispetto ai colleghi uomini.
Sarebbe forse più opportuno precisare che questa narrazione non è esattamente un riscontro della realtà, ma piuttosto una sua distorsione effettuata costantemente dall’ideologia femminista dominante, che insabbia ed oscura qualsiasi forma di oppressione e discriminazione eseguita nei confronti del maschile ed esalta tutto ciò che invece confermerebbe la presenza di discriminazioni eseguite nei confronti del femminile.

Uno degli ambiti in cui il maschile trova una misera condizione è, ad esempio, quello didattico: in controtendenza con ciò che siamo abituati a sentire, i maschi italiani soffrono una condizione di disparità per quanto riguarda sia le scuole secondarie superiori che il conseguimento di titoli terziari. A rivelarcelo è una ricerca Istat del 2018 sui livelli di istruzione della popolazione italiana, che parte con un dato molto significativo: “Il livello di istruzione delle donne risulta più elevato di quello maschile: ol 63.0% ha almeno un titolo secondario superiore (contro il 58,8% degli uomini) e il 21,5% ha conseguito un titolo di studio terziario (contro il 15,8% degli uomini). Inoltre, i livelli di istruzione femminili stanno aumentando più velocemente di quelli maschili”.

A dirla tutta, l’allarme era già noto da anni: in un articolo del 2015, scritto dall’economista e autrice Paola Mengoli, viene denunciato il problema della scolarizzazione maschile. L’articolo comincia con un dato indegno, ossia che l’eurostat collocherebbe l’italia in fondo alla classifica europea con un 17% di giovani tra i 18 e i 24 anni detentori della la sola licenza media. Ma è quando affronta la questione maschile che la cosa si fa più interessante: “Ad abbandonare con maggiore frequenza sono i maschi e gli istituti al primo posto per numero di abbandoni sono i professionali, specie quelli con maggiore presenza di maschi, seguiti da quelli tecnici. Le regioni meridionali, con speciale riferimento alle maggiori aree metropolitane, spiccano per la loro forte problematicità, anche per gli abbandoni della scuola media. La prevalenza di giovani uomini tra coloro che abbandonano precocemente l’istruzione propone una speciale questione di genere che andrebbe meglio indagata”.

Quella che si prospetta davanti ai nostri occhi è quindi una situazione di disparità e vede i giovani uomini come la categoria svantaggiata alla quale si dovrebbe tendere la mano. Le cause che possono essere ipotizzate alla base di questo fenomeno sono molteplici, ma tra queste saranno sicuramente presenti le pressioni dei tradizionalismi di genere (che vedono l’uomo come un provider), la sempre minore attenzione che la società riserva nei confronti dei ragazzi e la continua criminalizzazione del maschile attuata da politica e media. Sempre più spinti ad abbandonare lo studio, le nuove generazioni di uomini si apprestano a riempire il ceto popolare, nel quale giocheranno quella roulette russa che sono i mestieri a prerogativa maschile (spesso ardui, logoranti e pericolosi), condannati ad una vita di subordinazione di classe.