Sul ponte della Silja Line: Da Stoccolma a Helsinki la danza invisibile dei desideri
I Viaggi Interrail
Negli anni ’80 e primi anni ’90 andava di moda, tra i teenager, almeno una volta nella vita, solitamente in un’estate di vacanza durante le scuole superiori, di farsi un “Interrail”. L’interrail era una sorta di abbonamento ferroviario europeo di un mese che permetteva di viaggiare quasi liberamente in una o più aree d’Europa a un prezzo forfettario il cui importo non ricordo precisamente, probabilmente si trattava di una cifra tra le 200 e le 500 mila lire per due zone d’Europa; tale biglietto di due zone ci consentì di viaggiare in Germania, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia (saremmo potuti anche andare in Austria e Svizzera ma non erano di nostro interesse).
Qualcuno forse lo paragonerà con l’Erasmus ma non c’entra proprio niente: 1) non è un viaggio di studio; 2) dura un solo mese; 3) te lo paghi tutto; 4 (la cosa più importante): non viaggi comodo in aereo per poi dormire nella tua cameretta singola o doppia: in Interrail dormi in treno o, nella migliore delle ipotesi, in una camerata di ostello con decine di persone e letti a castello, docce in comune e tanti chilometri a piedi con lo zaino in spalla e tanto sudore e il rischio di raggiungere una città e non sapere dove andare a dormire (è capitato, eh, mica prenotavi prima e mica avevi il cellulare per telefonare agli ostelli e sentire se c’era posto).
Lo scopo dell’interrail era quello di consentire ai giovani di vedere altre città europee ad un prezzo abbordabile ma per i giovani interrailers maschi generalmente lo scopo era, ovviamente, un altro: parola di 4 lettere, orizzontale… anzi no, verticale: guarda caso i Paesi più richiesti erano quelli scandinavi; in questo articolo io tralascerò tutto il lato turistico/culturale (che comunque non è mancato, concerti di gruppi famosi e rave party compresi) per concentrarmi su ciò che riguarda il “mating”, che è il tema di interesse del Redpillatore.
All’epoca si narravano fantomatiche storie di fighe della madonna che ti avrebbero tampinato per il solo fatto di essere Italiano; quanto ciò potesse essere vero negli anni ’80 non lo so, ma io ci sono andato a metà degli anni ’90 e vi racconterò la mia esperienza, andiamo per ordine.
È necessaria una premessa, che purtroppo vi spoilererà in anticipo dove voglio andare a parare: dopo l’Interrail ho dato una definizione al seguente fenomeno come “Effetto Svezia”: una persona sente raccontare da parte di chi è stato in un Paese straniero (all’epoca la Svezia o Finlandia o Norvegia) di ragazze bellissime bionde con gli occhi azzurri che ti salterebbero addosso solo perché Italiano, e di avventure sessuali incredibili… così questa persona parte, va laggiù, non conclude niente e pensa “cavolo, mica posso essere l’unico sfigato che non ha concluso nulla nemmeno in Svezia, che figura ci faccio…. Vabbeh mi invento qualche avventura anch’io, tanto chi può controllare?” e così chi torna racconta altre avventure, magari alzando sempre più l’asticella per farsi figo, innescando un circolo vizioso.
Come si svolge l’Interrail
In Interrail di solito il viaggiatore staziona in una città per non più di 2-3 giorni, quindi il gioco è tutto sulle avventure di una notte. All’epoca in Italia queste quasi neanche esistevano, cioè erano eventi rarissimi appannaggio di pochissime ragazze, le più t̶r̶o̶i̶e̶ “sportive”, ovviamente solo con maschi top; ricordo infatti lo spot anti AIDS con la colonna sonora “O superman” e l’alone viola: quando lo vidi rimasi sorpreso nel vedere due ragazzi che dopo essersi conosciuti in discoteca andassero a scopare in macchina. In Scandinavia invece le donne erano più libere nel senso che andavano a vivere da sole molto presto e scopavano volentieri senza impegni di relazioni, ma questo non significa che fossero meno selettive, anzi: laggiù si anticipava quello che sarebbe stato da noi 20 anni dopo (ipergamia e poligamia) e che è stato amplificato poi nel successivo futuro da social network vari).
Come risultato, essendo io un brutto vero da 4.5, le ragazze locali (sia per strada che in discoteca) mi schifavano come un lebbroso, specie in città infestate da italiani. Nelle città minori e di scarso interesse turistico, raggiungibili con treni secondari, le cose andavano un po’ meglio, ma comunque per me non c’è stato verso di portarmene a letto una, complice la mia ingenuità (ne parlerò dopo) oltre che, come già detto, il mio aspetto fisico.
La Trombonave
Il piatto forte di qualunque Interrail che comprenda la Scandinavia, è, ovviamente, la cosiddetta “trombonave”.
La cosa buffa è che il nome trombonave esisteva già dal 1995 e probabilmente anche da prima ma ognuno è convinto di essere stato lui a inventarne il nome.
Questa nave ha, tra gli altri, il tragitto Stoccolma⇔Helsinki, è una mini crociera di una notte che parte nel tardo pomeriggio e arriva la mattina successiva.
All’epoca c’erano due compagnie che facevano questo tragitto, la Silja e la Viking Line; ovviamente noi ci informammo in anticipo su quale fosse la più trombereccia, che ci dissero essere -su quali basi poi non si sa- la seconda delle due. La leggenda narrava che, dal momento che su tali navi l’alcol (che in patria era sottoposto a forti tasse e restrizioni) era in duty free, gli svedesi e finlandesi, ma soprattutto le svedesi e le finlandesi, prendessero la nave per passare il weekend a bere e fare sesso libero. Oggi probabilmente se un ragazzo sfiorasse una ragazza senza averla sottoposta prima a etilometro e visita medico-legale per attestarne la capacità di intendere e di volere finirebbe in galera direttamente senza passare dal via e ritirare le 20 mila lire, ma all’epoca non ci si faceva molto caso.
Nel tardo pomeriggio mentre eravamo in coda sotto il sole con gli zaini per salire su questa nave, ci sentimmo gridare da dietro “Italiani?”. No, non erano un gruppo di fighe ma, li mortacci loro o mannaggia la miseria (a seconda di che Regione siate), altri “peregrini Italiani” (così vennero poi definiti in un forum gli Italiani alla canna del gas in cerca disperata di donne fuori patria). In conclusione abbiamo purtroppo conosciuto, prima di entrare, rispettivamente: un gruppo di caciaroni napoletani di aspetto vario, un romano da 5 poi sparito, un italiano del nord da 7 che sapeva il fatto suo (il migliore); dico “purtroppo” perché, come sempre, meno Italiani ci sono, meglio è.
La nave era bellissima e, a prescindere da tutto, con lo sconto Interrail, valeva la pena prenderla; oltretutto per un interrailer consentiva finalmente di dormire in uno pseudoletto che non fosse in una camerata d’ostello di 30 persone o la cuccetta di un treno e di potersi fare una doccia tranquilla nella propria cabina.
Svolgimento del viaggio in Trombonave
Se la buonanotte si vede dal pomeriggio (storpiando un noto modo di dire), avremmo dovuto già capire che saremmo stati dei tromboincel: appena entrati, a discoteche ancora chiuse, l’atmosfera era questa: gruppo di napoletani con improbabili cappelli di carnevale (giusto per farsi notare) e che facevano cori da stadio “oh le le, oh la la…”, cercando di fermare le (pochissime) ragazze under 30 con improbabili frasi tipo il ridicolissimo “compliment to your mother” o altro in inglese maccheronico. Il migliore della mia compagnia riuscì a interagire verbalmente per un po’ con una ragazza ma, mi pare, poi con un niente di fatto, sicuramente in cabina non l’ha portata.
Nella discoteca della nave, successivamente, la situazione fu questa: molta musica dance di produzione italiana (eh sì, all’epoca noi Italiani eravamo forti anche in quello, grazie a geni come Roberto Zanetti, Graziano Pegoraro, Checco Bontempi, ecc), molti uomini dal sud europa affamati addosso alle donne, poca figa giovane (anche se di aspetto spettacolare) e diverse trashone postwallate sovrappeso (gli occhi belli però ce li avevano anche queste ultime). L’unico che ho visto concludere è l’italiano del nord sul 7 che era abbracciato a una trashona e, verosimilmente, se l’è portata in cabina. Trovo assurdo però che un ragazzo della sua caratura ipogami così tanto… probabilmente prima di ipogamare su aveva provato con le ragazze top senza successo.
Non ricordo a che ora, ma ormai a festa finita e senza aver scopato, siamo andati in cabina giusto per dormire qualche ora prima dell’arrivo, con il solito coping “non abbiamo trombato ma ci siamo divertiti”. Il più bello della mia compagnia di viaggio, un 7.5, avrebbe poi trombato successivamente, in una città dove ci siamo fermati alcuni giorni. Noialtri invece rimanemmo interrincel per tutto il viaggio.
Intendiamoci, non è che all’epoca in Scandinavia non si scopasse. In Scandinavia all’epoca scopavi se eri bello (specie se la tua bellezza era di tipo latino, non nordico), in quel caso avresti scopato con ragazze molto più belle delle italiane e molto prima di quanto ci saresti riuscito con le italiane. Se però eri dal normaloide in giù, da turista in cerca di una botta e via, saresti andato probabilmente in bianco.
All’epoca chi era bello e furbo e “veterano” degli interrail come un caro amico abitudinario, non correva velocemente tra più città ma si sistemava, stanziale per almeno 15 giorni, in una città che non fosse di interesse turistico ma nel contempo abbastanza grande da avere locali dove conoscere ragazze (stando attenti ai limiti di età perché in molti locali sotto i 21 anni non si poteva entrare), dormendo magari in un posto tranquillo, possibilmente in una camera singola economica; e allora sì, portava a casa degli ottimi risultati. Certo, un figo avrebbe scopato pure a Stoccolma, Helsinki o Oslo, ma si tratta di casi che non avrebbero avuto problemi con le donne nemmeno in Italia, andati laggiù in cerca di figa di qualità superiore. Questo amico mi portò pure foto (le classiche foto sbiadite fatte con la compattina a pellicola a fuoco fisso e esposizione fissa) insieme alle ragazze… ma era un ragazzo tra il 7 e l’8.
Io invece ero brutto da 4.5, stremato da stanchezza e privazione di sonno, con l’igiene ridotta al minimo, le mutande usate in double-side (una volta a diritto e una a rovescio perché durassero di più, come quando si faceva il foro laterale nei dischetti da 5,25” per usarli dai due lati) e un aspetto, sia come corpo che come abbigliamento, che sembrava più quello di un profugo durante la traversata che non quello di un vacanziere: maglietta stropicciata, jeans sporchi di treno e scarpe da ginnastica usurate da chilometri di camminate. Se mi fossi stabilizzato in un solo luogo sarei stato fresco di doccia e rasatura, camicia stirata e scarpe fighe, la faccia sarebbe rimasta la stessa ma magari sarei passato da 4 a un percepito 5.5: alla fine, per colpa della bluepill e il tentativo di ipergamare, non avrei concluso comunque, ma magari, se mi fossi redpillato, qualche possibilità con una trashona l’avrei avuta…
…perché il problema è quello, sembra una contraddizione, ma se, da un lato, ero abbastanza redpillato da capire che con livello estetico che mi ritrovavo sarei probabilmente andato in bianco anche laggiù, dall’altro, forse per non sfigurare con i compagni di viaggio, ci provavo solo con quelle bellissime; col senno di poi se tornassi indietro nel tempo ci avrei provato con una trashona sovrappeso 35enne sperando che non disdegnasse farsi un 18enne (seppur bruttino).
In conclusione la dicitura “trombonave” è estremamente ingannevole e non mi meraviglierei che fossero dicerie messe in giro dalla compagnia marittima stessa come “acchiappagonzi” o che, più semplicemente, si sia verificato un “effetto Svezia” all’ennesima potenza: “nessun tromba”, ma tutti raccontano di aver trombato, per non apparire come gli unici sfigati, magari rincarando sempre di più la dose.
A onor del vero non è che in trombonave o in generale in interrail non si scopi in senso assoluto: si scopava con gli stessi prerequisiti che oggi avresti in Italia per un’avventura (cioè essere dal 7 in su) e magari creandosi un percorso di viaggio lontano dai posti di interesse turistico e con delle soste in cui avresti potuto frequentare ragazze per qualche giorno.
Alcune curiosità
Sul ponte della trombonave un indigeno probabilente alticcio mi invitò con un gesto a seguirlo; gli andai dietro ma dopo poco scavalcò la ringhiera e cominciò a camminare verso la prua della nave, col rischio di cadere in mare. Tornai indietro velocemente.
All’epoca a Copenaghen si trovava negli ostelli una rivista gratuita “Copenaghen this week” con consigli su manifestazioni, locali ecc (come ce n’erano tante anche in Italia, di fatto riviste di pubblicità). La cosa curiosa è che in tale rivista c’erano a piena pagina annunci di “escort service” con foto della ragazza e la dicitura “credit card accepted”, questo a metà anni 90 quando da noi le carte di credito non si usavano quasi da nessuna parte. (No, non ne ho usufruito).
C’erano molti gay che si facevano avanti senza problemi. Numericamente i gay probabilmente saranno stati lo stesso numero di quelli che erano in Italia, ma laggiù non avevano problemi a provarci con altri uomini (anche eterosessuali) in ogni caso comunque basta rifiutare.
Molte ragazze bionde si tingevano i capelli di nero (in Italia è rarissimo) e c’erano già diverse ragazze coi capelli con colori trash “alternativi” (fucsia, verde, ecc…), moda che in Italia sarebbe arrivata molto dopo.
Fondamentalmente al di là della bellezza delle ragazze che era ed è oggettivamente superiore, come comportamento (cazzosello, ipergamia, ostentazione dell’omosessualità ecc), secondo me, la Scandinavia ha anticipato l’Italia di una ventina di anni. All’epoca gli Italiani avevano qualche chance rappresentando il macho latino trombatore, oggi probabilmente nemmeno quello perché sono arrivati i bananoni multicolor oversize.
Mi scuso infine se il racconto presenta delle piccole imperfezioni ma sono passati quasi trenta anni e mi baso solo sulla memoria.