La lotta di classe nel 2021 (di Davide S.)

Il proletariato di una volta aveva la grande dignità della coscienza di classe e del desiderio di militare politicamente per migliorare la propria condizione lavorativa e di vita. Il proletariato di oggi (che non è più nemmeno definibile tale, dato che spesso nemmeno la prole possiede), in particolar modo quello giovanile, non solo non dispone di coscienza di classe, non solo vive in modo molto meno garantito delle generazioni precedenti, ma esprime pure, verso quest’ultime, una spocchia cretina di chi ha l’aria di aver capito tutto dalla vita.

Una manica di imbecilli che ha barattato supinamente -anzi, spesso in modo connivente- la propria tutela sociale in cambio della possibilità di farsi i capelli blu “senza essere giudicati”, di identificarsi in un sesso nei giorni pari e in un altro nei giorni dispari, di andare a Londra con 6 euro o di usare Instagram per fingere di essere ricchi e fichissimi come tutti.
Protestano per il cambiamento climatico – prossima frontiera: sciopero per l’afa estiva? – per le minchiate femministe e per un tizio afro ucciso dagli sbirri a 9000km di distanza e poi se ne sbattono di non avere alcun tipo di futuro solido, alcun diritto concreto sul posto di lavoro, alcuna possibilità di fare progetti a lungo termine.
Perché finché ste cose, questi vezzi radical chic appartengono (come sono sempre appartenuti) ai figli -non tutti, per fortuna- della borghesia benestante fanno sì schifo uguale ma sono comprensibili nella misura in cui poi, tanto, il culo ce l’hai garantito e puoi dedicarti alle frivolezze. Ma quando questi stessi vizietti, questo cretinismo spacciato per impegno sociale e civile si estende anche al proletariato, allora significa che il degrado è ormai in metastasi.

E però -spiace dirlo- a un certo punto, se non lavori, se lavori come un mezzo schiavo, se non puoi permetterti un mutuo, se non riesci a progettare una famiglia ma il tuo unico afflato di ribellione è quello di mettere gli asterischi antisessisti, di fare casino affinché i travoni possano avere il loro bagno all’università o di gioire se Netflix mette le serie tv con “donne forti protagoniste”, allora sono cazzi tuoi e meriti tutto questo. E anche di peggio, forse.

Dal nostro gruppo Facebook    –    (Davide S.)

ALTRE  CONSIDERAZIONI

Chi invece prova a ribellarsi come viene descritto dai media?

Dalle manifestazioni di ieri 6 Aprile 2021 e dall’informazione che ne è stata restituita, solo una cosa si è capita che la sinistra non è più dalla parte dei lavoratori. La categoria che da sempre è stata portata in vanto come cavallo di battaglia adesso viene ridotta a un gruppetto di facinorosi estremisti di destra e più che sicuramente” evasori fiscali” (come troppe volte si è sentito dire in modo vomitevole in quest’anno), che scendono in piazza per fare casino. Non sentirete più parlare di dignità del lavoro, non sentirete più parlare di rabbia e impotenza di categorie dimenticate, sentirete parlare solo di braccia tese e nagazionisti. Perchè miei cari lavoratori siete sempre stati solo uno strumento e mai esseri umani per la stessa fazione politica per cui, come visto di recente i migranti sono solo business. Giornalisti senza scrupoli fanno da megafono a questa visione distorta della realtà, qui non si tratta di figli di papà che caricano la polizia per gioco come i black bloc nella Genova di molti anni fa,qui si parla di padri di famiglia affamati. La sinistra dovrebbe davvero rivedere la sua capacità di dare giudizi e dovrebbe per una volta farci l’enorme favore di tacere.